“Una branca del clan Capriati gestiva la viabilità del porto”. Sono queste le parole pronunciate dal Procuratore Capo Giuseppe Volpe a conclusione di un’importante attività investigativa che ha coinvolto 21 soggetti appartenenti al noto clan barese. Un cognome che si è trasformato in un “brand”, un vero e proprio marchio di fabbrica.

L’organizzazione mafiosa è stata allestita in tempi brevissimi dal pregiudicato Filippo Capriati che ha acquisito le redini del servizio di assistenza e viabilità all’interno del porto di Bari, poco tempo dopo essere uscito dal carcere. L’associazione poteva dunque liberamente gestire i traffici, avendo il monopolio sulle assunzioni. Dei 44 dipendenti, più della metà erano prescelti del clan e sembrerebbe che molti di questi ricevessero remunerazione pur non svolgevano una reale prestazione lavorativa.

Gli inquirenti hanno spiegato con un certo disappunto che la società inquisita ha ottenuto una proroga del mandato e continuerà a gestire la viabilità in attesa del nuovo bando. L’accaduto non ha infatti intaccato la regolare gestione dei servizi usufruendo di una scappatoia giuridica. Il Documento Antimafia è infatti considerato requisito fondamentale solo per Società che si occupano di sicurezza.