Il pane e la Parola. Sono questi i due termini chiave scelti da papa Francesco per l’omelia durante la messa celebrata al porto di Molfetta per ricordare don Tonino Bello, il “Servo di Dio” scomparso esattamente 25 anni fa. Parole che rappresentano due elementi centrali per la vita cristiana.

Il Santo Padre, accolto da oltre 40mila fedeli, ha celebrato la Santa Messa impugnando il pastorale in legno di ulivo che era di don Tonino e che la Diocesi custodisce insieme con la croce del suo vescovo più amato. Davanti a lui una folla di migliaia di persone che hanno riempito fin dall’alba la zona del porto.

“Il Pane è essenziale per vivere – ha spiegato papa Francesco nell’Omelia – e Gesù nel Vangelo si offre a noi come Pane di vita, come a dirci ‘di me non potete fare a meno”. Bergoglio, come ormai ci ha spesso abituato, usa espressioni forti: “mangiate la mia carne e bevete il mio sangue. Significa che per la nostra vita è essenziale entrare in una relazione vitale, personale con Lui. Carne e sangue, l’eucarestia è questo”.

Il Pane vivo disceso dal Cielo rappresenta il punto focale del Vangelo della giornata, con l’immagine di Gesù che “si offre a noi come Pane di vita, come a dirci: ‘di me non potete fare a meno”. L’Eucaristia, ha affermato il Pontefice nella sua omelia, non è “un bel rito, ma la comunione più intima, più concreta, più sorprendente che si possa immaginare con Dio”.

Il “Pane spezzato”, ha proseguito Papa Francesco, è “pane di pace”; don Tonino lo ha affermato con forza quando diceva che “la pace non viene quando uno si prende solo il suo pane e va a mangiarselo per conto suo”. Germoglia nella convivialità, nell’atto di condividere il “Pane di unità e di pace”, “chiamati ad amare ogni volto, a ricucire ogni strappo” per mezzo della Parola. Essa serve a “camminare nella via, non per sedersi a parlare di ciò che va e non va. Viviamo ciò che celebriamo! Così, come don Tonino, saremo sorgenti di speranza, di gioia e di pace”.