Nata ad Altamura, dichiarata all’anagrafe da madre jugoslava, affidata prima a una comunità di Firenze e poi alla comunità Il Sipario di Gravina. Quando è ancora minorenne, il Comune di Gravina rilascia una carta d’identità da cui risulta che è cittadina serba. Questo fino al 2014, quando il documento scade e Gaia, la protagonista di questa storia ingarbugliata che abbiamo già conosciuto perché compagna di Morris, cerca di ottenere un nuovo documento di riconoscimento a Bari, dove nel frattempo si è trasferita e risiede. E qui viene fuori il nodo della questione. La Questura del capoluogo pugliese non può infatti rinnovare il permesso di soggiorno perché Gaia, di fatto, non ha documenti di riconoscimento dato che non ha il passaporto. In passato il permesso le è già stato rilasciato poiché madre di un bimbo nato in Italia, ma su quel permesso c’è scritto che è cittadina del Kosovo.

Nata in italia, dove ha sempre vissuto e dove ha studiato, Gaia si sente italiana. Quel benedetto permesso di soggiorno è fondamentale: senza, non può avere il medico di famiglia, non può essere assunta per un lavoro con cui sfamare i figli, e soprattutto non può ottenere l’attestazione del reddito ISEE, rischiando di perdere la casa assegnata dall’ARCA.

Con Gaia siamo andati all’ufficio anagrafe di Gravina, dove lei è stata alcuni mesi fa e da cui non è mai riuscita a venire a capo di tutto. Ci richiami, le faremo sapere, stiamo cercando di capire. Al nostro arrivo l’esordio non è stato dei migliori: “Il responsabile non c’è, dovete tornare domani, solo lui ha le chiavi dell’archivio”, ci hanno detto. Dopo un’ora passata a spiegare l’importanza della faccenda, le chiavi dell’archivio vengono fuori. Nel fascicolo di Gaia c’è solo l’estratto dell’atto di nascita, non il documento integrale. Grazie alla buona volontà dell’impiegato, che l’ha presa a cuore, con una telefonata da Altamura arriva la copia via fax. In un ora, non in tre mesi, come quelli passati inutilmente. Gaia è Jugoslava, paese di origine ormai dissolto della madre. Per legge, però, l’ufficio comunale di Gravina non glielo può consegnare.

Fino a qui abbiamo affiancato Gaia senza qualificarci, all’ingresso della nostra telecamera l’atmosfera, calmatasi dopo la tensione iniziale, si surriscalda. Scendono altri funzionari dai piani superiori e parte la chiamata ai Carabinieri, che arrivano e ci identificano. Alla presenza dei militari, con gli addetti del Comune cerchiamo di capire come venire a capo della vicenda: “Non devi chiedere a noi come risolvere la questione, devi chiederlo al Presidente della Repubblica – ci dice qualcuno – il solo modo per venirne fuori è con la legge sullo Ius Soli, sei nato in Italia e hai la cittadinanza italiana. A oggi non è così”.

Assodato questo, problema che evidentemente non può essere risolto dall’ufficio anagrafe di Gravina, la sola cosa che può fare Gaia è far presentare da un legale la richiesta scritta agli uffici comunali di Altamura per ottenere una copia dell’Atto di Nascita Integrale. Se lo fa in prima persona, infatti, non le viene rilasciata, dato che non ha un documento di riconoscimento valido. Con quella, e con la relazione che i dipendenti comunali di Gravina ci hanno promesso di stilare, Gaia dovrà andare in Prefettura. In quella sede, il suo problema dovrebbe finalmente risolversi. Speriamo presto, perché il rischio di perdere la casa dell’ARCA diventa ogni giorno che passa più concreto.