La sede del Comune di Adelfia.

Erano piccoli passerotti e non piccioni, gli uccelli entrati a scuola durante il ponte dell’Immacolata. Lo si apprende nella lettera aperta diffusa dall’istituto Giovanni XXII di Adelfia. Le analisi batteriologiche, fatte fare dai tecnici della Asl hanno dimostrato che nel sangue e nelle feci non erano presenti batteri. Analisi evidentemente fatte, come detto dallo stesso preside dell’isituto, dopo che personale ata e insegnanti, avevano già ripulito. Detto questo, inizialmente non si sapeva di chi fosseto quegli escrementi e quindi la scuola sarebbe dovuta comunque essere chiusa per la tutela dei bambini e degli stessi insegnanti, proprio in attesa degli accertamenti.

Appreso questo, siamo in ogni caso convinti che la situazione sia stata gestita con superficialità. Resta la circostanza che alla maggior parte dei genitorni non è stato detto nulla del problema, indipendentemente dal fatto che lo scorazzamento fosse di piccoli passerotti o di piccioni; e che a parlare di piccioni, aggravando la situazione, è stato lo stesso personale scolastico. Fin qui le precisazioni e i dubbi non del tutto fugati, ma c’è una altro aspetto della vicenda a lasciare perplessi.

Ad onor di capitolato d’appalto, la scelta di non chiudere immediatamente la scuola dell’infanzia in via Bachelet, al rione Canneto di Adelfia, sarebbe costata alle casse pubbliche il 20% di quanto normalmente dovuto (una cifra compresa tra 1,50 e 4 euro a pasto). Soldi ovviamente succhiati dalle già malconce casse pubbliche. In via ufficiosa, però, l’azienda che si occupa della refezione scolastica, avrebbe deciso di rinunciare al risarcimento, decidendo la restituzione del ticket alle famiglie. Un bel gesto, dovesse essere confermato.

Secondo quanto siamo riusciti ad apprendere, pare che dall’asilo, chi ha chiamato per annunciare la sospensione del servizio mensa, quando ormai la preparazione dei 75 pasti ordinati era in stato avanzato, abbia proposto di conservare le polpette e servirle il giorno dopo. Il segno che inizialmente non c’era intenzione di provvedere a chiudere la scuola imbrattata dai passerotti, che hanno lasciato qua e là escrementi e sangue.

Senza contare che non ci sarebbe stata neppure la possibilità di “abbattere” le polpette, perché il centro di cottura ubicato presso la scuola elementare del rione Montrone è sprovvisto delle attrezzature necessarie. Chi ha parlato con l’azienda evidentemente non è a conoscenza dei protocolli da seguire.

In questa storia, che a leggere alcuni post su Facebook potrebbe riservare ulteriori risvolti, capaci di mettere “nuovamente” a rischio il lavoro di qualcuno (come minacciato da una maestra), lascia un’altra pesante eredità. A causa della mancata tempestività nell’interruzione delle lezioni e quindi del servizio mensa, comunicata solo alle 10.40 al centro cottura, la metà del cibo preparato è stato banalmente buttato nel bidone dell’umido. L’altro è stato mangiato dai bambini degli altri plessi e dagli anziani con più appetito. Se solo, come si sarebbe dovuto fare, fosse stato dato prima l’ordine di non cucinare, si sarebbe potuto evitare almeno questo spreco.

In conclusione, se la scuola fosse stata chiusa tempestivamente e fossero state fatte le analisi, probabilmente i bambini adesso starebbero già tra i banchi.