Ieri mattina, verso mezzogiorno, una giovane donna in gravidanza si presenta al pronto soccorso di Ginecologia del Policlinico di Bari. Non è sola, ha l’intera famiglia al seguito. La decisione di correre al Policlinico dopo i dolori lancinanti e le forti perdite di sangue. Al momento dell’arrivo in ospedale davanti a loro non c’è nessuno a fare anticamera. La donna chiede di poter essere visitata dal medico di guardia, ma inspiegabilmente il dottore non c’è. Ai familiari, che chiedono spiegazioni, il personale infermieristico non sa fornire giustificazioni: «Stiamo chiamando, stiamo chiamando – dicono – ma ha il cellulare spento».

Dopo diversi tentativi andati a vuoto e dopo la solita minaccia di far intervenire carabinieri e giornalisti – raccontano ancora increduli i familiari – spunta un altro numero di telefono. Intanto i minuti passano. Finalmente, dopo 45 minuti, gli infermieri riescono a rintracciare il medico che arriva “di corsa” per prestare le adeguate cure alla paziente. La disavventura, grazie a Dio senza gravi conseguenze, non è finita. Il medico effettua la visita ed esegue un’ecografia ma, sempre stando al racconto dei familiari, il computer non stampa il referto. L’unica nota positiva della giornata tribolata è la notizia data a voce dal medico di guardia: niente di particolarmente preoccupante.

Sentito telefonicamente, il direttore generale del Policlinico Vitangelo Dattoli, minimizza: «È impossibile questa cosa, può darsi che stesse intervenendo per qualche intervento chirurgico. Se fosse vero dovrei procedere disciplinarmente, e siccome neanche a farlo apposta stavo io ieri in zona e vidi il macello che c’era, c’erano quattro parti cesarei, è probabile che stesse in sala operatoria. C’era l’ostetrica, è stata assistita la paziente?»

Sta di fatto che all’arrivo della paziente il medico di guardia non c’era e il personale infermieristico, in considerazione delle condizioni della donna, ha ritenuto di doverlo chiamare. Vuoi vedere che il medico è andato in sala operatoria senza avvisare nessuno? Strano che il personale non sapesse dove fosse il medico. Fosse stato davvero in sala operatoria, perché alla paziente non è stato detto? Perché gli infermieri hanno continuato invano a rintracciarlo?

Il direttore generale, casualmente passato da quelle parti, continua: «Il personale infermieristico e ostetrico è adeguato per le prime cure, poi se c’è bisogno, come sempre c’è bisogno, del medico, viene chiamato il medico di guardia, non pronto disponibile, il medico di guardia che sta nella stessa clinica. Nei casi di particolare complessità, per il numero di casi, addirittura il primo disponibile. Tute queste persone non possono che essere presenti o disponibili telefonicamente. Ieri, ne sono praticamente certo anche empiricamente, avendo fatto una telefonata dato che ero presente da quelle parti, è verosimile che fossero contestualmente presenti in altre attività. Le procedure prevedono che prevale il rischio imminente sul rischio potenziale. Se c’è un intervento si interviene sull’urgenza reale. L’urgenza potenziale che è quella della signora che si è lamentata viene seguita, viene assistita in un ambiente ospedaliero e con una visione delle urgenze particolari viene chiamato il secondo disponibile o l’altro medico in disponibilità generica. Quindi è stata governata l’urgenza rispetto all’assolvimento dell’altra urgenza».

Benissimo, sta di fatto che il personale in servizio ha provato a rintracciare il medico per 45 minuti. In questo caso è andata bene. Il problema resta immutato: si vogliono chiudere gli ospedali “inutili”, alcuni Punti di primo intervento vengono chiusi di notte, si aspetta la riorganizzazione del 118. Nessun problema se ciò che resta è un’offerta adeguata. Quarantacinque minuti per essere assistiti, considerando che non c’era nessun altro in attesa, appaiono francamente troppi.