Mesi fa, i difensori degli imputati avevano chiesto di invalidare queste intercettazioni,  perché il loro ascolto era avvenuto in  stanze del tribunale non in uso alla Procura della Repubblica. Il Pm Lidia Giorgio si era subito opposto, presentando un ricorso. Secondo lei non c’era nessuna violazione della legge, visto che la loro audizione era avvenuta in stanze ritenute supplementari agli uffici della Procura.

Stamattina, però, la prima sezione penale ha dato ragione ai difensori degli imputati: seguendo la planimetria del palazzo di giustizia del 2002, chiesta dal presidente della prima sezione penale nella passata udienza, è emerso che la sala in oggetto non era in uso alla Procura, come sostenuto dal pm, ma alla polizia giudiziaria, come sostenuto dalla difesa di Tarantini, che aveva già ottenuto l’inutilizzabilità delle intercettazioni. L’accusa non è riuscita a provare che  queste stanze fossero effettivamente di pertinenza della Procura.

La cancellazione di 11mila intercettazioni rappresenta per la difesa degli imputati un punto di successo, visto che la loro eliminazione ha ridotto di molto le prove a loro carico: spariscono, per esempio quelle relative ai coca party nella villa del “Giampy”  a Giovinazzo, tra il 2002 e il 2003, ma anche i presunti legami tra Greco, coordinatore di “La Puglia prima di tutto” e Tarantini. Greco, anche lui imputato, è accusato dalla Procura di essere stato il socio “nascosto” dei due fratelli.

L’inchiesta  in oggetto è la prima che ha coinvolto i fratelli Tarantini, ora in carcere, accusati a vario titolo e in concorso con alcuni medici, di associazione per delinquere, corruzione e falso per fatti risalenti a un periodo che va dal 2002 al 2004. Per l’accusa in quel periodo i due avrebbero pilotato acquisti di macchinari e apparecchiature mediche in loro favore.

Nonostante la cancellazione delle intercettazioni sia stato un duro colpo per l’accusa, restano agli atti del processo i documenti acquisiti nel corso delle indagini, come i pagamenti dei viaggio che proverebbero il prezzo della corruzione, o le parti dei verbali di interrogatorio di Tarantini.

Dominga D’Alano