Un’unica conclusione, tra i membri della commissione, ma con motivazioni diverse. All’interno del comitato, infatti, si è creata una spaccatura nella valutazione dei comportamenti adottati dal capo della Procura. Da un lato c’è un’opinione di maggioranza, promossa dal relatore del fascicolo, Guido Calvi e sottoscritta dal presidente di commissione, Nicolò Zanon e da due giudici tgati, Paolo Corder e Riccardo Fuzio.

Secondo questa corrente, pur sussistendo alcune condotte non chiarissime da parte di Laudati, queste non avrebbero leso l’imparzialità nell’esercizio della giurisdizione, elemento fondamentale per attuare un trasferimento d’ufficio. L’opinione di minoranza, condivisa dai consiglieri, Paolo Carfì e vittorio Borraccetti, invece, critica più severamente il comportamento del procuratore, etichettandolo come assolutamente non esente da censure. Tuttavia, come tali, i metodi di Laudati sarebbero di rilievo disciplinare, che impedisce l’intervento del Csm.

L’organo di autogoverno della Magistratura, dunque, pur criticando l’operato del numero uno dei pm di Bari, ne ha richiesto l’archiviazione dei fascicoli a carico. Sulla presunta ostruzione alle indagini del caso escort, da parte di Laudati, adesso, sussistono ancora le inchieste delle Procure di Napoli e di Lecce. I pm salentini, in particolare, indagano sull’operato del magistrato, essendo gli unici preposti al giudizio di un collega.

 

Pasquale Amoruso