Cos’è il Pil? Mentre gioiamo dell’incremento del PIL ( Prodotto Interno Lordo) che ci permetterà in qualche decennio di recuperare la nostra situazione economica di venti anni fa. Chiediamoci però due cose: perché dovremo avere un incremento produttivo vista la sistematica desertificazione della realtà industriale Italiana? Ma almeno sappiamo che cosa è questo PIL?
Domanda d’obbligo iniziale : cos’è il PIL e c’è sempre stato?
Il Pil è diventato il riferimento d’obbligo di qualsiasi valutazione sulla situazione economica di un paese o sulle prospettive di un paese. Nessuno spiega esattamente che cos’è e perché è diventato così importante . Sembra una entità divina che è nata con l’uomo e dalla quale non si può prescindere. Cominciamo col dire se c’è sempre stata. La risposta è no! Si è diffuso negli anni della seconda guerra mondiale, ma è nato prima su incarico del congresso americano.

A che serviva? Serviva a misurare la capacità produttiva durante la guerra. Serviva per sapere se la capacità produttiva stava diminuendo per effetto dello sforzo bellico.
Questo sistema di rilevazione si è sviluppato solo nel mondo anglosassone.
Un sistema di rilevazione del genere doveva avere anche l’architetto di Hitler quando comunicava al suo datore di lavoro che in caso di mancata conclusione della guerra entro l’anno l’avrebbe persa. A conferma del ruolo degli economisti e dei loro illuminati consigli, Hitler preferì ignorare l’avvertimento fino all’ultimo ed affondare con tutta la Germania.
Ma ritorniamo all’elaborazione del PIL da parte dei paesi anglosassoni.

Un esempio banale di calcolo di PIL?
Diciamo prima cos’è il PIL , poi diciamo cosa non è, e parliamo degli errori di definizione che ci vengono proposti dall’informazione corrente. Diciamo che è solo un numero prodotto da una elaborazione grossolana. Facciamo un esempio ridotto a minimi termini: un fornaio per fare il pane compra la farina, il lievito, il sale ci mette il lavoro, l’energia dell’impastatrice, il valore dello sfilatino finale è la somma dei valori che si sono sommati per arrivare al valore finale dello sfilatino. Il valore dei vari sfilatini e della farina e degli altri componenti del pane e di tutto quello che si produce costituisce il PRODOTTO INTERNO LORDO (PIL).

Possiamo anche fare l’esempio del falegname. Per fare un mobile compra il legname, la colla ,i colori, ci mette il lavoro ed arriva a fabbricare un tavolo il valore del tavolo assieme agli altri valori delle materie prime contribuisce al prodotto interno lordo .
Questa operazione di sommatoria di valori viene applicata a tutte le attività della nazione, ottenendo un numero chiamato PIL ( Prodotto Interno Lordo) che tanto ha appassionato i politici e gli economisti.

Cosa non è? Non è la valutazione dei soldi, della ricchezza che sotto diverse forme va in tasca alla gente. È solo un numero che serviva soprattutto per misurare l’incremento o il decremento della capacità produttiva durante la guerra. La sistematicità delle rilevazioni dava il polso della situazione . Si è continuato poi anche dopo la guerra a misurarlo e compararlo.

Perché è stata utilizzato anche dopo la guerra e viene usato anche oggi? Perché pur essendo un indice grossolano viene usato da tutti i paesi, prima quelli anglosassoni ma poi anche gli altri, e permette di monitorare lo sviluppo industriale e di comparare i paesi tra di loro o lo stesso paese nel tempo.

Cosa non va nel PIL? Ad incrementate il PIL ci possono essere i terremoti, l’attività mafiosa, l’inquinamento, l’attività della produzione delle armi, lo smercio della droga.
Si tratta di un numero grossolano che prescinde dalla redistribuzione dei valori creati.
Possiamo avere un incremento del PIL positivo ed una redistribuzione tra impiegati, statali,imprenditori, salariati con tendenza negativa.
Sarkozy scelse una compagine di premi Nobel per dare al Pil francese dei contenuti più “umani” ma non ho notizie del risultato. Non ho neppure notizia se sia sopravvissuto politicamente lui stesso. Per efficacia descrittiva ricordo un intervento de Robert Kennedy del 18 marzo 1968 all’Università del Kansas che mi pare chiarificatore e che riporto testualmente.

Un discorso nel quale denunciava l’inadeguatezza del Pil come indicatore dello stato di salute economica e morale di una nazione. Tre mesi dopo veniva ucciso durante la campagna elettorale ma non per questo discorso:
“ Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell’ammassare senza fine beni terreni.
Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice dow jones, né i successi del paese sulla base del Prodotto Interno Lordo .

Il PIL comprende anche l’inquinamento dell’aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre strade dalle carneficine dei fine-settimana.
Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre case, e le prigioni per coloro che tentano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm,missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione delle peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.

Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l’intelligenza del nostro dibattere o l’onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto della giustizia dei nostri tribunali,né nei rapporti tra di noi.. Il PIL non misura la nostra arguzia,né il nostro il nostro coraggio,né la nostra saggezza, né la nostra conoscenza ,né le nostra compassione né la devozione al nostro paese.
Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.
Può dirci tutto sull’America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani.”

Ci sono anche altre testimonianza che hanno una posizione critica sul PIL?
Si! C’è lo stesso Simon Kuznets che nel 1934 inventò il PIL. Lui stesso affermò che il PIL misura un’economia ma non è in grado di quantificare benessere e felicità.

Perché è stata data tanta importanza al PIL? Perché ci siamo assuefatti all’idea che ci sia sempre stato. Immaginate che fino alla crisi del ’29 negli USA vi era solo un dato di misura statistica aggregata: solo il dato delle entrate fiscali , non rappresentativo dello stato di una economia complessa come quella degli USA.
Occorrevano indicatori più congrui . Questa esigenza scaturiva anche dall’affermarsi delle teorie di Keynes e con l’esigenza ancora irrisolta di monitoraggio degli effetti delle politiche economiche. Nel 1932 il Congresso Americano si rivolse a Simon Kuznets (futuro premio Nobel) per avere un sistema di rilevazione del reddito nazionale.

Kuznets elaborò un sistema di rilevazione che monitorava i redditi (redditi dei lavoratori, redditi dei proprietari terrieri, degli azionisti, insomma la somma dei redditi doveva dare il valore complessivo della produzione nazionale).

L’incarico nasceva soprattutto per la crisi di reddito e dalla voglia di conoscere l’evoluzione o l’involuzione della ricchezza dei cittadini tutti. Questa esigenza era presente negli anni della crisi del ’29 poi con lo scoppio della guerra l’interesse della classe politica fece spostare l’indagine alla produzione per leggere la capacità produttiva della nazione per effetto della guerra. Il PIL che abbiamo oggi è soprattutto indirizzato alla capacità produttiva. L’interesse dei politici era nel monitorare la capacità produttiva ai fini del proseguimento della guerra. Il problema della distribuzione della ricchezza era stato accantonato dalle necessità di guerra.

Finita la guerra il sistema di rilevazione del PIL è continuato? Dopo la guerra c’è stato il piano di aiuti americani, il piano Marshall. Si voleva con il PIL misurare gli effetti degli aiuti americani sull’economia dei paesi usciti disastrati dalla guerra. Ma aveva il piano Marshall altri propositi, come quello di sottrarre i paesi destinatari degli aiuti americani dall’influenza del comunismo dell’URSS ?

Certo ma bisogna anche dire che gli Stati Uniti erano creditori nei confronti dei paesi europei, ridotti ad un livello industriale economico miserrimo. Solo dando un aiuto massiccio finanziario potevano i paesi europei ricostruire un sistema industriale
che avrebbe consentito la ripresa economica e la restituzione dei finanziamenti.

Marshall non era l’economista , ovviamente , questi interventi non li concepiscono gli economisti? Era un generale dell’esercito americano anche se omonimo di un economista . Solo chi è concettualmente fuori dalla dottrina economica può concepire un piano politico- economico così importante.

Ora è il momento delle comunicazioni fasulle ed insignificanti ma che servono alla nostra classe politica a trasmettere messaggi rassicuranti ed il PIL si presta benissimo a questo.