Ospedale Giovanni XXIII di Bari

Presso l’ospedale pediatrico Giovanni XXIII– conosciuto a Bari come “l’ospedaletto”- si torna ad investigare riguardo agli interventi di cardiologia, già oggetto di indagine nei mesi scorsi. Nella giornata di oggi, martedì 18 ottobre, i carabinieri dei NAS si sono nuovamente recati presso la struttura, su mandato della Procura, a seguito di alcune segnalazioni relative al dottor Leonardo Milella. Quest’ultimo, ex primario di Terapia Intensiva, era stato al centro di un’inchiesta a causa di alcuni decessi sospetti, per poi essere trasferito durante l’estate presso l’unità operativa che si occupa di formazione, con l’assegnazione di alcuni compiti di ordine amministrativo, a seguito della dichiarazione di non idoneità. Nonostante la revoca dell’incarico, però, pare che Milella abbia continuato a frequentare il reparto, che ora è affidato ad interim al direttore della corrispondente unità del Policlinico di Bari, Leonardo Grasso. A tal riguardo i carabinieri hanno rivolto domande a numerosi dipendenti dell’ospedale, nonostante i vertici dell’azienda sanitaria abbiamo assicurato che “il dottor Milella è in malattia e non va più in reparto”. 

A quanto risulta, inoltre, il blitz dei NAS sarebbe stato necessario anche a causa di alcune procedure irregolari di cateterismo cardiaco eseguite nell’ospedale, dove la sala operatoria chirurgica è stata disattivata. Il direttore della cardiologia, Ugo Vairo, ha risposto a questo intervento sottolineando che le “procedure sono sempre eseguite in piena sicurezza, non essendoci alcun obbligo di avere la sala operatoria”. La sospensione degli interventi, unita alla scarsa disponibilità di medici, ha creato criticità non irrilevanti, considerando che almeno 40 bambini pugliesi sono in attesa di essere operati: visto che il servizio pediatrico ad Asclepios, nonostante numerose promesse, non è stato attivato- forse anche per motivazioni tecniche- i piccoli pazienti dovranno quasi certamente dirigersi altrove. Questeee problematiche si erano rese manifeste già a gennaio, quando il Policlinico aveva disposto la chiusura della cardiochirurgia per “mancanza di personale“, visto che due chirurghi erano stati trasferiti presso il reparto universitario e altri due se ne erano andati, lasciando in servizio solo Gabriele Scalzo, professionista stimato e rinomato, ma non più attivo in sala operatoria.

Oltre alle autorità giudiziarie è stato coinvolto anche il Nucleo Ispettivo Regionale Sanitario (NIRS), i cui ispettori stanno prendendo in carico i fascicoli relativi ai decessi degli scorsi mesi. La verifica delle idonee procedure sanitarie- specialmente per quanto riguarda la prevenzione delle infezioni e il rischio biologico– sarà svolta sotto il profilo tecnico-amministrativo, ma in caso di anomalie le comunicazioni saranno trasmesse in procura. Non sorprende che la vicenda ormai sia anche al centro della discussione politica: Fratelli d’Italia e Lega, infatti, hanno accusato il Presidente regionale Michele Emiliano di non aver tenuto fede ai suoi programmi, secondo i quali il Giovanni XXIII sarebbe dovuto diventare il Gaslini del Sud. Era stato Emiliano nel 2017 a varare il progetto per cui l’ospedaletto sarebbe diventato una struttura autonoma, assegnando il ruolo di commissario a un pediatra del Divenere- ospedale da cui il Giovanni XXIII era precedentemente dipendente. Ad oggi, tuttavia, l’ospedale pediatrico è dipendente dal Politecnico, trovandosi così nel mezzo di due fuochi: la Regione e l’Università. La tensione ha toccato un delicato apice pochi giorni fa, quando il professor Nicola Laforgia è stato nominato capo del dipartimento di chirurgia pediatrica (da cui dipende il Giovanni XXIII), nonostante il più votato nel consiglio dei dipartimento fosse stato Vairo. La struttura così rimane contesa tra i due poli, che paiono entrambi più che decisi a mantenere il controllo.