Alla fine della giornata di ieri, 19 aprile, a seguito della discussione in Senato del cosiddetto decreto Cutro sono emerse non poche tensioni all’interno della maggioranza. L’emendamento sulla stretta alla protezione speciale, inizialmente riformulato e poi accantonato, è stato approvato questa mattina, con 92 voti favorevoli e 64 contrari, dopo una modifica del testo.

Il rischio di incostituzionalità del testo ha costretto gli esponenti della Lega a cedere per reintrodurre il riferimento al rispetto dei trattati internazionali che avevano inizialmente fatto eliminare dalla bozza. La posizione del Carroccio aveva fatto alzare la tensione con il partito della Presidente Meloni. Inoltre, le interlocuzioni dei giorni scorsi con il Quirinale avevano sollevato la problematicità di eliminare i riferimenti ai trattati internazionali che il nostro Paese ha sottoscritto e che, di fatto, avrebbero portato il Capo dello Stato a non firmare il provvedimento.

Per il resto, l’emendamento ha confermato la stretta sul rilascio della protezione speciale, il permesso di soggiorno della durata di due anni che spetta a chi non ha ottenuto lo status di rifugiato o la protezione sussidiaria. Nel decreto, inoltre, viene ridotta notevolmente anche la possibilità di poterlo convertire in un permesso di soggiorno per lavoro.

Nuove strette del Governo in linea con l’obiettivo dichiarato dalla stessa premier Meloni di arrivare ad abolire interamente la protezione speciale.

La riformulazione del provvedimento, a firma di Maurizio Gasparri, ha inizialmente creato una situazione di impasse con le opposizioni. Solamente al termine di un’attenta verifica e ripulitura del testo l’emendamento è stato approvato, consentendo infine al provvedimento di passare alla Camera, che dovrà convertirlo in legge entro il 10 maggio.