La Regione Puglia ha deciso di regolamentare il fine vita nel corso dell’assemblea di oggi, 18 gennaio. Il via libera all’iter di valutazioni delle varie richieste di suicidio medicalmente assistito non è, però, arrivato approvando la proposta di legge firmata da Fabiano Amati, tra le fila di Azione, discussa ieri in Consiglio, ma con una delibera di Giunta, che a dire del consigliere, è ormai “pronta a riparare al suo stesso pasticcio, fatto di sottovalutazione, disattenzione e modalità politicanti”.

Nella nota della Regione si legge che il Comitato etico del Policlinico di Bari sarà l’organo territorialmente competente nel dare pareri in merito a eventuali casi ed espresse volontà di suicidio assistito. Dalla delibera emerge come le strutture sanitarie pugliesi, che sono tenute a dare attuazione in tutti i suoi punti alla sentenza della Consulta emessa nel 2019 in seguito al caso Dj Fabo, dovranno “assicurare l’accesso alle procedure di suicidio medialmente assistito alle persone in condizioni corrispondenti a quelle enucleate dalla Corte costituzionale”, ovvero che vi sia il ricorso a trattamenti di sostegno vitale, la presenza di patologie irreversibili, le sofferenze fisiche o psicologiche intollerabili e la piena capacità del malato di prendere decisioni libere.

“Le aziende sanitarie – spiega la Regione Puglia – sono tenute anche a dare ampia diffusione alla deliberazione regionale approvata oggi, nonché a fornire tutti i chiarimenti necessari a pazienti, familiari, associazioni e chiunque abbia interesse”. “Il Comitato etico individuato, presso l’Azienda Ospedaliera Policlinico di Bari, appositamente per il fine vita – conclude la nota -, dovrà esprimersi nel più breve tempo possibile al fine di evitare le sofferenze fisiche e psicologiche dei pazienti”. Al momento, però, non è ancora stato stabilito quali saranno le tempistiche che intercorreranno tra la legittima richiesta di porre fine alle proprie sofferenze e la decisione del Comitato, che si troverà a dover esaminare caso per caso; un limite temporale che invece chiedeva a gran voce fin da subito l’Associazione Luca Coscioni.

Le speranze dell’Associazione Luca Coscioni

“Affinché tale obiettivo sia pienamente centrato, è fondamentale che la delibera preveda che le verifiche richieste dal malato per poter procedere all’aiuto al suicidio ai sensi della sent. n. 242/19 Corte Cost. non superino i 20 giorni dalla richiesta effettuata”, ha dichiarato poche ore prima dell’approvazione Filomena Gallo, avvocatessa e segretaria dell’Associazione Luca Coscioni, nonché legale di Marco Cappato, attualmente indagato per aver aiutato a morire mediante suicidio assistito Elena, 69enne veneta malata terminale di cancro, Romano, 82enne affetto da una forma atipica di Parkinson, e Massimiliano, 44enne affetto da una forma aggressiva di sclerosi multipla.

“Una delibera così predisposta – ha spiegato Gallo – andrebbe a colmare l’attuale situazione di ritardo nella richieste dei malati, in attesa anche di una legge regionale che ha natura maggiormente vincolante, ma percorsi più lunghi per l’approvazione. La questione dei tempi certi sarebbe comunque fondamentale anche per un testo legislativo: non oltre i 20 giorni sono a nostro avviso il massimo che un paziente potrebbe dover aspettare per le necessarie verifiche”.