Il 17 gennaio 2023 il Consiglio regionale della Puglia tornerà a discutere della legge sul fine vita, dopo l’ultima bocciatura avvenuta il 4 ottobre scorso, quando le rappresentanze in aula di Fratelli d’Italia, Lega, M5S e alcuni esponenti del Partito democratico hanno votato contro il ddl per introdurre l’eutanasia, promosso e ancora una volta presentato dal consigliere Fabiano Amati, tra le fila di Azione. A una settimana dalla prossima assemblea pugliese risuona la voce di Marco Cappato, rappresentante dell’Associazione Luca Coscioni, attualmente indagato per aver aiutato a morire mediante suicidio assistito Elena, 69enne veneta malata terminale di cancro, Romano, 82enne affetto da una forma atipica di Parkinson, e Massimiliano, 44enne affetto da una forma aggressiva di sclerosi multipla. Il tesoriere ha spiegato ai microfoni di La Repubblica – Bari che “non è importante chi presenti la legge” in Regione, “ma il risultato”, ovvero che venga finalmente approvata. Durante l’intervista Cappato ha spiegato come a seguito del tentativo di un referendum nazionale per la legalizzazione dell’eutanasia, che nonostante avesse raggiunto oltre un milione di adesioni è stato giudicato inammissibile dalla Corte Costituzionale il 15 febbraio 2022, l’associazione ha lanciato una nuova campagna firme per portare la proposta nei consigli regionali di tutta Italia.

La guida del gruppo, che lotta da anni per le libertà d’inizio vita quali aborto e maternità surrogata, e fine vita come suicidio assistito, eutanasia e testamento biologico, ha sottolineato come non si stia “parlando di dare un diritto in più, ma di definire procedure e tempi certi, massimo 20 giorni dalla richiesta alla Asl, per chi già ce l’ha”. Qualora la proposta di legge non dovesse essere approvata in Regione, si passerebbe “dallo scontro politico a ostruzionismo su un diritto“, qualcosa di letteralmente “inaccettabile” per il tesoriere. Tuttavia, quest’ultimo è del parere che se il ddl “fosse già approvato in Puglia nel prossimo Consiglio o l’atto arrivasse direttamente dalla giunta”, l’iter “sarebbe ancor più rapido e semplice”.

Il rischio che la proposta non venga ancora accolta c’è, in quanto vi è un’enorme spaccatura politica e ideologica sul fine vita nel Palazzo regionale anche tra i banchi del centro sinistra, specchio di quanto avviene pure a livello nazionale, ma Cappato promette di non arrendersi: “Se non dovesse essere accolta o la legge non dovesse soddisfare l’associazione, che aveva già mosso dubbi sulla restrizione ai malati terminali contenuta nella precedente proposta di Amati e ora eliminata, verificheremo quali forze sociali, sindacali e politiche vorranno portare avanti con noi una raccolta firme per presentare una nuova proposta”.