La Valle d’Itria e la Puglia intera da una parte, Lorenzo Biagiarelli dall’altra. È questa la sfida che si è innescata sui social da qualche giorno dopo il post pubblicato su Facebook dal critico di cucina.

“Volevo scrivere questo post un anno fa, dopo le due settimane passate in uno splendido trullo alle porte di Ceglie Messapica – esordisce Biagiarelli -. La Valle d’Itria viene presentata come il cuore pulsante della gastronomia pugliese, epicentro dell’arte culinaria non solo di una regione intera, ma quasi di tutta l’Italia peninsulare da Foggia in giù. Potete quindi capire le altissime aspettative, forse le avrete avute o le nutrite proprio ora anche voi, mentre legate i bagagli al soffitto dell’auto stracarica già orientata verso sud-est.
Mi sto dilungando, quindi procedo con l’auto-domanda retorica: perché non ho scritto come ho mangiato in Valle d’Itria? Perché ho mangiato male. Quasi ovunque”.

“Mangiar male ha tanti significati, quindi chiarisco: ho mangiato a volte male, a volte tremendamente sotto le aspettative, a volte in maniera sciatta e raffazzonata, altre in maniera pretenziosa e prezzolata, a volte nemmeno male ma con una mensa talmente scialba da non averne, in fin dei conti, nemmeno il ricordo. Ho attraversato tutte le fasi dell’elaborazione del lutto e, alla fine, ho domandato a voci autorevoli il perché. Il gestore della casa, quando gli ho chiesto ‘dove posso mangiar bene qui in zona’ mi ha risposto di andare a casa sua, e a giudicare dalla qualità dei formaggi prodotti da sua moglie doveva aver ragione – spiega -. Altri addetti ai lavori, che hanno chiesto l’anonimato, hanno attribuito questo fenomeno alla predominanza del turismo estero, principalmente americano, e al conseguente rilassamento dei ristoratori, che pensavano di potergli dare di tutto, tanto cazzo ne sanno gli americani? Solo che l’anno scorso di americani non ce n’erano. C’erano invece tanti italiani, esigenti, che probabilmente avevano pagato una settimana in masseria quanto un mese all inclusive in un 5 stelle a Bali e che, di conseguenza, avevano un certo tipo di aspettative. Puntualmente deluse (mi avete scritto in tanti, l’anno scorso)”.

“La cosa assurda è che la Valle d’Itria ha dei prodotti eccezionali. Latticini incredibili, abili affinatori, salumi prestigiosi (come quelli prodotti dal Salumificio Santoro, re del Capocollo), ortaggi e frutta saporita, olio profumato, grani antichi e moderni, pesce abbondante dall’Adriatico e molluschi dallo Ionio. Allora com’è che questi ingredienti ottimi non riescano ad esser trasformati in ottimo cibo? Non lo so, ma è stata una delusione tremenda, una media sconcertante – continua il critico -. Ora, è chiaro, stiamo parlando di media, una media basata su sedici giorni di pasti affrontati da tre sole persone che, però, qualcosa di cibo lo capiscono. Se generalizzare è ingiusto, è altrettanto sbagliato non trarre conclusioni, anche sommarie. È giusto, ad esempio, dire che in Bolivia si mangia mediamente male nonostante alcune volte abbiamo mangiato molto bene. È giusto fare lo stesso qui. In sedici giorni in Valle d’Itria ho mangiato mediamente male”.

Il post non è passato inosservato, tanti pugliesi hanno attaccato Biagiarelli difendendo a spada tratta non soltanto la cucina della Valle d’Itria, ma in generale della Puglia. E qualche dubbio sinceramente viene anche noi. Come è possibile mangiare male dalle nostre parti?

Il governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano, vuole vederci più chiaro e ha teso una mano al critico di cucina, offrendogli un confronto. “Ho trovato molto interessante quello che ha scritto e se le fa piacere vorrei approfondire il suo giudizio”, le parole del presidente con tanto di numero di telefono.