Nell’era della speculazione da coronavirus, dove un flacone di amuchina da 80 ml può costare 22 euro e una mascherina può valere 35 euro, ieri vi abbiamo raccontato la protesta di un passeggero in transito all’aeroporto di Bari. L’uomo denunciava il prezzo a suo dire eccessivo a cui ha comprato una mascherina presso la parafarmacia dell’aeroporto di Bari. Per l’esattezza 12,90 euro.

Un’accusa generale, che la titolare della parafarmacia, tra l’altro presidente dei giovani farmacisti baresi, ci ha chiesto di approfondire. “Nelle ultime settimane abbiamo lavorato in maniera ancora più intensa rispetto alla normalità a causa di alcune richieste legate all’emergenza coronavirus, quali gel igienizzante mani e mascherine la cui disponibilità presso i nostri fornitori è via via diventata più difficoltosa”, spiega la professionista.

“Per noi, fornire una mascherina alla richiesta del passeggero era prioritario – continua -. Le mascherine che abbiamo trattato sono sempre state della tipologia raccomandata, FFP2 e FFP3, con o senza valvola perché lo studio del prodotto ci ha fatto comprendere che la sua presenza non fosse requisito indispensabile”. Il requisito tecnico veramente importante è legato alla trama del tessuto della maschera e alla adesività al contorno facciale.

“Se a questo si aggiunge l’azienda produttrice, il paese produttore, la possibilità che la mascherina possa richiudersi a scatto ed essere riutilizzabile, si arriva a una determinazione del costo del tutto variabile – continua la farmacista -. La parafarmacia dell’aeroporto ha venduto al pubblico mascherine in un range di prezzo da 4 a 18,90 euro, anche in base a quanto venivano cedute dai fornitori. In città e altrove una mascherina può costare anche ben oltre i 30 euro. Si è cercato di mantenere alto un servizio in una struttura come quella aeroportuale, garantito dalle 7.30 alle 21 per 365 giorni l’anno, domeniche comprese, dando la possibilità e la scelta di poter usufruire di un articolo”. Nessuno dunque obbliga all’acquisto di cui non si ritiene il prezzo congruo.

“Queste spiegazioni, qualora richieste, sono state fornite anche ai passeggeri – incalza la titolare della parafarmacia. Oggi ci chiediamo: abbiamo sbagliato ad approvvigionarci di un prodotto, a qualunque costo, pur di offrire un servizio? Speriamo di no, perché la parafarmacia dell’aeroporto di Bari, nella persona della dottoressa Rossella Galetta e del suo staff, continuerà a dedicarsi a questo servizio, faticoso, in cui crede”. Non c’è dubbio che la vicenda abbia scosso e non poco l’attività dell’esercizio commerciale all’interno dell’aeroporto.

“A seguito di questa vicenda e della reazione del passeggero, in un modo ritenuto esagerato, ma comprensibile visto lo stato di panico della gente in partenza, che stiamo toccando con mano – aggiunge la dottoressa Galetta -, la parafarmacia dell’aeroporto ha deciso di cessare la vendita delle mascherine per non incorrere nel possibile danno di immagine”.

La vendita, in sostanza, non è stata decisa per speculazione economico-commerciale, ma per avere sempre disponibile un dispositivo che andava anche a tranquillizzare il passeggero in partenza. “Al contrario questo servizio è stato letto come sciacallaggio, cosa che non risponde al vero – spiega la Galetta -. Abbiamo una storia all’interno dell’aeroporto, non nasciamo ieri e siamo davvero un servizio ai passeggeri. Siamo tutte dottoresse laureate in farmacia, sempre pronte a soddisfare le esigenze di chiunque transiti in aeroporto. Siamo il primo approccio a un passeggero che ha una necessità”.