Un giorno di straordinaria follia per colpa della Sanità Barese. Raccogliamo lo sfogo di Francesco Addante, protagonista insieme a sua figlia di un caso di malasanità, tra cattiva burocrazia e mancanza di informatizzazione.

Per una visita all’otorino del Giovanni XXIII, la famiglia ha dovuto rimbalzare più volte tra Ospedaletto e Policlinico tra accettazione, visita specialistica, consegna del referto e dimissioni. Il tutto, nonostante l’obbligo di legge per le Regioni di rendere disponibile un Fascicolo elettronico Sanitario dove i medici possono raccogliere i documenti dei loro pazienti.

Il pomeriggio del 7 aprile scorso, dopo un giorno di febbre alta e con un forte dolore all’orecchio, Francesco decide di portare sua figlia di 11 anni al pronto scoocrso dell’ospedale Giovanni XXIII. Dalle ore 13.45 alle 17, i genitori e la piccola aspettano presso la struttura di venire chiamati per la visita. Visitata la bambina, la famiglia si sposta presso il Policlinico per un consulto otorinolaringoiatrico, disposto all’Ospedaletto.

Dalle 17.15 alle 18.30 attendono l’esito della visita specialistica, consegnando al reparto di Otorinolaringoiatria del Policlinico il documento di accettazione e diagnosi di entrata, rilasciato dall’Ospedaletto, documento che è stato quindi firmato con la diagnosi di uscita dallo specialista del Policlinico.

L’ora e mezza tra le 18.30 e le 20, Francesco la passa tra studio del pediatra e farmacia. “Ho aspettato due volte la fila sia in farmacia che del Pediatra – racconta Francesco – perché la ricetta informatica riportava erroneamente un farmaco in sciroppo anzichè in compresse e quindi sono stato costretto a ritornare una seconda volta dal Pediatra per la nuova ricetta corretta e quindi successivamente anche in Farmacia per poter ritirare i farmaci”.

Sbrigata questa incombenza, alle 20.40 l’uomo torna all’Ospedaletto per consegnare il documento cartaceo prodotto dal Giovanni XXIII, firmato dallo specialista per la diagnosi di uscita al Policlinico e quindi ritornare nuovamente a casa. “Non potevamo ritornare subito all’ospedaletto dopo il Policlinico – spiega Francesco – recuperando almeno metà strada, avendo fretta di raggiungere subito la pediatra e acquistare subito i farmaci per somministrarli nel più breve tempo possibile a nostra figlia che, ammalata, raffredata, colpita da febbre a oltre 38 appena il giorno prima, ma soprattutto debole e stanca, ha dovuto attendere con noi quasi ben sette ore di una giornata di straordinaria follia per colpa della disorganizzazione della sanità barese”.

Ovviamente, a nulla sono valse lerichieste di Francesco all’Ospedaletto di spedire da casa il documento finale, via fax, email o PEC al ritorno di una giornata infernale.
“È incredibile pensare – commenta Francesco – che oggi nell’era della piena informatizzazione e di Internet il cittadino debba correre avanti e indietro tra strutture quando invece devono essere i dati che devono viaggiare tra uffici della stessa Pubblica amministrazione o tra P.A. diverse”.