Decaro, probabilmente, aveva usato in maniera sbagliata il termine “lavoro”. Una volta modificato quello in un più accomodante “volontariato”, l’allarme “razzismo istituzionale” sembra essere rientrato. Questo pomeriggio il sindaco di Bari Antonio Decaro e l’assessora al welfare Francesca Bottalico hanno incontrato i segretari generali e i rappresentanti del settore immigrazione di Bari delle organizzazioni sindacali CGIL – CISL – UIL per avviare un confronto sul progetto che ha l’obiettivo di coinvolgere alcuni migranti ospiti nella città di Bari in una serie di iniziative di volontariato sociale e culturale che favoriscano la costruzione di legami sociali dei migranti con la città.

Durante il confronto sono state individuate le linee guida per elaborare e approvare una serie di progetti che si svilupperanno sul territorio e saranno condivisi con i migranti coinvolti, con tutte le associazioni che si occupano di volontariato, educazione, mediazione culturale e inclusione sociale, nonché con le organizzazioni sindacali. Tutte le attività esplicitate sono a base volontaria per tutti i migranti che decideranno di impegnarsi, senza la possibilità che nessuno attività possa essere in nessun modo equiparata o associata all’attività lavorativa che nulla ha a che fare con questo percorso.

“Abbiamo condiviso le modalità con cui i migranti presenti nella nostra città potranno impegnarsi in una serie di attività da svolgere insieme ai cittadini baresi – dicono in coro i rappresentanti sindacali e Decaro al termine del confronto – il nostro obiettivo congiunto è quello di offrire occasioni per avviare un processo di inclusione e conoscenza delle culture e delle persone che sono arrivate da paesi lontani e che sono nella nostra città in cerca di un futuro migliore. Tutti abbiamo convenuto sul ruolo centrale che le realtà sociali e associative, che da tempo sono impegnate nelle attività di accoglienza e inclusione sociale, e la rete dei servizi welfare del Comune di Bari devono avere in questi percorsi di scambio di competenze ed esperienze tra migranti e baresi”.