Il malessere che sta attraversando in questo periodo l’associazione di volontariato più grande d’Italia investe anche i pilastri storici, le due componenti più antiche della Cri: il Corpo Militare e il Corpo delle Infermiere Volontarie. Sono troppe le differenze che si sottolineano spesso tra i volontari comuni e quelli con le stellette al collo o sulle spalline. Gli amici del presidente Rocca tendono a discriminare, nell’associazione che dovrebbe essere inclusiva per definizione, assegnando compiti, formazione, prebende e responsabilità solo ai volontari civili.

Per questa ragione e sotto il vento del cambiamento, nell’attesa della nuova Croce Rossa Italiana – se mai arriverà – si sono riuniti alcuni volontari dei Corpi Ausiliari di Cri per dar vita a una formazione che sia la base per la rinascita della nuova associazione, con un occhio di riguardo alla grande tribù dei “militari per scelta”. E proprio “La grande tribù Cri” è il nome dell’associazione che vede riuniti sotto lo stesso tetto crocerossine e militari in congedo, pronti a difendere con i denti il loro ruolo “non migliore ma diverso” e a progettare un domani molto vicino, nel quale “ogni componente avrà le sue specifiche e pari dignità, nel quale non esistano più discriminazioni, né cavilli per escludere dai posti di responsabilità volontari che all’atto dell’adesione ai principi di Croce Rossa abbiano scelto di servire l’Istituzione e la Patria in una maniera più impegnativa e totalizzante”.

Abbiamo tratto queste brevi frasi virgolettate dal sito dell’associazione, che è difficile da raggiungere, come sono difficili da contattare i suoi rappresentanti proprio per il fatto di essere soggetti al Codice dell’Ordinamento Militare e non potendosi avvalere delle tutele sindacali garantite dalla legge. Non vogliono farsi identificare per timore di rappresaglie disciplinari. Anche per questa ragione è scaturito il nome di Grande Tribù, derivato dal fatto che tutti hanno un soprannome che ricorda un film western.

“Da qualche mese stiamo ragionando assieme a colleghe e colleghi con i quali dividiamo da anni la fatica ed il rischio del nostro volontariato al fianco delle Forze Armate della Repubblica Italiana – racconta un militare che si fa chiamare Nuvola Grigia – e non riteniamo giusto subire vessazioni e discriminazioni continue da parte dei volontari in tuta rossa, sulla carta nostri fratelli e nella realtà i nostri più coriacei nemici. Non dovrebbe esistere una Croce Rossa a due velocità; non siamo più bravi degli altri, facciamo un lavoro completamente diverso e se fosse reso possibile, anche complementare a quello dell’altra componente, ma nulla ci viene riconosciuto”.

Il racconto continua. “Non abbiamo costituito la Tribù per contrastare i nostri vertici, ma ci siamo costituiti in gruppo per far valere le nostre ragioni. Su un bacino di circa 25.000 volontari dei Corpi Ausiliari attivi possiamo contare su circa 800 membri sparsi su tutto il territorio nazionale. Un numero sempre crescente che ci fa sperare nella bontà e nell’onestà della nostra iniziativa. Non sappiamo ancora se il nostro gruppo avrà l’intenzione o la forza di essere parte attiva nelle prossime elezioni per il rinnovo delle cariche sociali ma credo non sia un obiettivo determinante per nessuno di noi”.

L’obiettivo è quello di continuare a servire la Croce Rossa e la Patria in silenzio come hanno sempre fatto,  senza essere ostacolati dai vertici locali e nazionali della Croce Rossa e senza essere considerati elementi di disturbo di una strategia che nessuno pare aver compreso, ma che è sotto gli occhi di tutti.