Niente gas da sette mesi e niente acqua da stamattina, dopo il preavviso fatto a dicembre. Succede al posto fisso del 118 di Roma Tiburtino (in via Luigi Cesana, 28), da tredici mesi anche senza qualcuno che si occupi di fare le pulizie. Ecco uno degli effetti della privatizzazione della Croce Rossa. Chi paga la bolletta? Il Comitato provinciale, quello locale? Nel dubbio, nessuno. La cosa più grave di questa incredibile vicenda è che la postazione non è stata chiusa.

Il direttore sanitario, che è anche il responsabile della legge 626, si è limitato a suggerire di andare al posto fisso del 118 di Roma Prenestino per lavare e sanificare tutti gli attrezzi utilizzati a bordo delle ambulanze. Il problema è che la postazione è molto frequentata, oltre a essere presidiata 24 ore su 24 dal personale sanitario della Croce Rossa, che non può per esempio lavarsi le mani o tirare lo sciacquone dopo aver fatto una pipì. Senza contare l’aspetto igienico-sanitario più in generale. Mancando qualcuno che si occupi delle pulizie, le condizioni stanno precipitanto, anche perché il personale – costretto a fare da sé – non può provvedere in maniera puntuale tra un turno e l’altro. Poco tempo e pochi mezzi a disposizione.

A dicembre scorso, il personale della CEA era andato in sede per chiudere i rubinetti, ma quando si era accorto che si trattava di una postazione del 118 ha desistito. In cinque mesi nessuno ha provveduto a pagare le bollette e quindi questa mattina c’è stato il taglio. Siamo all’ennesima dimostrazione di quanto questa privatizzazione stia ridicolizzando la gloriosa Croce Rossa. Per quanto altro tempo andrà avanti questa farsa? La spending review non si fa in questo modo, anche perché, come vi racconteremo a breve prendendo ad esempio il caso Cesena, vi faremo vedere quanto i cittadini siano costretti a pagare per dare a qualcuno la possibilità di gonfiare il petto a sproposito.