Il senatore di Area Popolare, Aldo Di Biagio, ha iniziato lo sciopero della fame per tentare di fermare la riforma della Croce Rossa. «Non sono serviti atti parlamentari, confronti con il Governo e tavoli tecnicispiega il parlamentare sulla sua pagina Facebookper arrivare ad una soluzione, per questo inizio uno sciopero della fame di solidarietà verso le famiglie dei militari congedati senza più lavoro e i lavoratori a rischio per chiedere lo stop della riforma del decreto legislativo 178 e l’avvio della revisione del progetto di riordino in chiave di trasparenza ed efficienza».
Da mesi anche noi stiamo denunciando presunti abusi e illeciti in tutta Italia, ma per qualche motivo che sfugge a molti, la questione non sembra interessare chi avrebbe la possibilità di fermare questo scempio. Di Biagio non è il solo parlamentare della Repubblica italiana ad aver fatto domande cadute nel vuoto, ad essersi posto interrogativi legittimi. Dal Governo in quache occasione ci si è limitati a dire: «Il processo di privatizazione continua», come se tutto ciò che sta emergendo sia una cosa normale.
Il senatore è il proponente del ddl alternativo all’attuale riordino della CRI. La settimana scorsa era stata organizzata la consegna alla Presidenza del Consiglio delle firme raccolte per lo stop della riforma in occasione di un incontro con i lavoratori in Senato. «Oggi consegniamo le firme raccolte tra i lavoratori ed i sindacati della CRI al Presidente Renzi – tuona Di Biagio – per veicolare un messaggio chiaro di stanchezza e frustrazione che ormai coinvolge tutti i livelli operativi della Croce Rossa che, con gli attuali step di riorganizzazione rischia di essere completamente svuotata della sua mission originaria».
«Le firme finora raccolte, verranno trasmesse anche ai Ministri Lorenzin e Pinotti – conclude – in ragione del carattere interministeriale dell’affaire Croce Rossa con lo scopo di avviare quanto prima il tavolo tecnico de revisione del dlgs 178 a cui dovranno sedere necessariamente rappresentanze di lavoratori e parlamentari». Di Biagio conclude: «Non c’è più tempo da perdere perché l’attualità impone un ruolo chiaro e fattivo della CRI in scenari critici nazionali e internazionali, e per questo non c’è spazio per l’ipocrisia istituzionale».