La metafora usata nel titolo è il riassunto di ciò che sta incredibilmente succedendo in questi giorni ad Altamura, dopo il guasto dell’ambulanza del 118 e la mancanza di quella sostitutiva, già impegnata a Santeramo per la sostituzione di un’altra ambulanza del 118 a cui si erano rotti i freni. Un macello.

Il mezzo della postazione di Altamura è in attesa di essere riparato, sempre che si riescano a trovare i soldi per rimettere in sesto le sirene principali e supplementari. Non ci sono i soldi, non ci sono i soldi, non ci sono i soldi, ripetono fino all’esaurimento dagli uffici competenti. Il 118, però, non può fermarsi. E allora che si fa?

Ecco la soluzione geniale, che ha fatto impallidire anche i meno parsimoniosi. Pur avendo 13 automediche pagate 300mila euro abbandonate nel parcheggio del coordinamento del 118 barese (all’ospedale Fallacara di Triggiano), vengono messi in ferie i quattro autisti aziendali che avrebbero potuto guidare una di quelle automediche, ma soprattutto vengono chiamate in soccorso le due ambulanza, l’autista e il soccorritore dell’associazione Pubblica Assistenza Sercorato. Avete capito bene.

Quattro dipendenti pubblici vengono pagati per restarsene a casa, non viene impiegata neppure una delle automediche tenute a deperire, ma soprattutto si paga un’associazione di volontariato per effettuare il servizio, con un compenso sufficiente per la riparazione delle sirene, il motivo per cui l’ambulanza aziendale della Asl di Ba è stata parcheggiata fino a data da destinarsi.

Il paradosso di questa storia è che se fossero state assegnate le sette postazioni aziendali del 118 alle associazioni che si sono aggiudicate la gara, la Asl non avrebbe dovuto nemmeno pagarla la Sercorato. Un assurdo sperpero come al solito senza apparenti responsabili. Eppure, se già dalla prima assegnazione delle postazioni, poi rifatta per alcune irregolarità, i componenti della Commissione avessero denunciato alla Procura chi ha dischiarato il falso, probabilmente adesso le postazioni sarebbero passate di mano e non ci troveremmo a raccontare quella che sembra l’ennesima barzelletta. Nella Asl di Bari, purtroppo, si tratta di storie di ordinaria amministrazione. E noi paghiamo!