foto di repertorio

Era amianto, alla fine. Le macerie “sospette” da noi denunciate qualche giorno fa si sono rivelate per il pericolosissimo derivato dell’asbesto, ormai fuori legge da decenni ma ancora troppo presente ovunque, a Bari e non solo.

Qui siamo nel capannone fatiscente della ex Stet, da novembre sede “provvisoria” di una indegna tendopoli destinata a persone che godono della protezione internazionale ONU, in quanto rifugiati politici.

Dopo la nostra segnalazione, i Vigili Urbani hanno constatato la natura del materiale (appunto amianto) e hanno transennato l’area. Ma il materiale è rimasto all’aria aperta, alla mercé di vento e intemperie, ed è proprio questo che costituisce il pericolo maggiore.

Le fibre di amianto sono piccolissime e leggerissime, si disperdono con estrema facilità nell’aria e possono essere inalate altrettanto facilmente, non solo nelle immediate vicinanze delle macerie.

Così si sono ammalate e poi morte centinaia di persone, anche quelle che pur non essendo mai entrare a lavorare nella Fibronit, per esempio hanno per anni respirato l’aria del quartiere dove la Fibronit si trovava.

E’ dunque urgente che il materiale venga reso innocuo e rimosso con l’urgenza più viva. Quelle transenne non sono sufficienti a mettere in sicurezza la zona.