Si salvi chi può. Il 118 – a Bari in maniera particolare – in questo stato è una nave destinata alla deriva. Per il momento non c’è promessa fatta cha sia stata capace di generare un vigoroso cambio di rotta. Dal mozzo al comandante ognuno si sente libero di fare un po’ come gli pare. In attesa di sapere come intenederà risolvere l’imbarazzo delle automediche, diventato ormai un caso nazionale, il direttore generale della Asl di Bari Domenico Colasanto, si ritrova l’ennesima patata bollente tra le mani.

Sappiamo che nelle scorse ore – in questo periodo succede spesso – il numero uno della Asl barese ha sonoramente redarguito il coordinatore del 118, Antonio Di Bello. Da qualche giorno sui turni delle postazioni aziendali è comparso un timbro. Accanto al timbro dell’infermiere caposala in carica (secondo alcune voci non gradito perché appartenente alla vecchia guardia capitanata dall’ex coordinatore Marco De Giosa), ne è comparso un altro. Si tratta di Cecilia Cipriani, professionista validissima e con una grande esperienza. Non è questo in discussione, lo precisiamo una volta ancora.

«Non percepisco neppure un euro in più in busta paga – riferisce l’interessata – ho le competenze e la professionalità necessaria. Non capisco perché si sia sollevato questo enorme polverone. Sfido chiunque a prendere il mio posto anche solo per un giorno, per capire come ci si debba sacrificare totalmente la propria vita». E la nomina? «Purtroppo – racconta la Cipriani – non riusciamo a recuperare la comunicazione arrivata dalla direzione generale in cui mi vengo autorizzata a sostituire con le stesse mansioni il caposala al coordinamento del 118». 

Per dare una parvenza di ufficialità a questa contestata decisione – di qui le ire di Colasanto – è stato pensato bene di far realizzare anche l’altro timbro. La “caposala facente funzione”, CPS infermiera Cecilia Cipriani, difende la sua posizione, anche quando viene accusata di non ripsondere al telefono aziendale. «Sa quanti infermieri ci sono? Quante cose bisogna risolvere? Anche ora, mentre parlo con lei – spiega l’infermiera – non potrei rispondere se qualcuno mi chiama. Le assicuro che non è facile».

Non vorremmo che, de iure, l’incarico forzato diventi col tempo certificato. La soluzione migliore? Un bel concorso tra tutti coloro che hanno i requisiti e i titoli necessari. Per ora non sappiamo se si tratti di una sovrapposizione di ruoli o di un cambio della guardia. Sta di fatto che nessun timbro vale quanto una delibera o una determina.