La brutta notizia è che 9 giornalisti di Telenorba saranno licenziati. La bella notizia, invece, è che fino all’11 giugno i licenziamenti sarebbero dovuti essere 14. Siamo assolutamente lieti del fatto che anche le due unità della segreteria di redazione non saranno licenziate, come inizialmente previsto nel piano industriale. Queste circostanze sono confermate dall’ultima comunicazione del Comitato di redazione:

Conversano, 12 giugno 2014 –  In data odierna si è svolto un incontro tra azienda, cdr e direttore per esaminare il piano di mobilità aziendale. E’ stata raggiunta un’intesa preliminare che fa scendere dai 14 indicati a 9 gli esuberi per i giornalisti, e lascia intatte le due unità della segreteria di redazione. Non c’è al momento alcuna indicazione su nomi e settori interessati dalla mobilità, scelta che sarà effettuata in un altra fase, in base alla riorganizzazione complessiva dell’assetto redazionale. Come convenuto nell’assemblea del 21 maggio u.s., una nuova assemblea è convocata per martedì 17 giugno 2014, alle 14.30, presso la redazione centrale di Conversano, per l’esame dell’intesa preliminare e le decisioni del caso. Si raccomanda la puntualità, chi è impossibilitato ad intervenire puo’ delegare un collega di sua fiducia. Il comitato di redazione.

La discussione e le eventuali decisioni verranno prese martedì prossimo in un incontro che già si annuncia dai lunghi coltelli. La tensione è molto alta. Nove colleghi, comunque vada, perderanno il posto che, per molti, vuol dire anche l’unico sostentamento. Nonostante la paradossale situazione si continua a tacere. In tutti questi anni a sostegno dei lavoratori che provano a difendere con le unghie e con i denti il proprio posto di lavoro, non ci era mai capitato niente di simile. Chi scrive è un ex dipendente dell’ex Medianews Srl, azienda collegata a Telenorba. Collegamento accertato da un accordo siglato tra azienda e sindacati, che l’azienda continua a tenere “nascosto”. Chi scrive ha anche una causa in corso con Telenorba – per ora solo di lavoro. Una causa – sia chiaro – che nulla ha a che fare con la nostra inchiesta giornalistica in merito alla gestione della crisi da parte dell’azienda editoriale di Conversano. Ce ne saremmo occupati – cosa che abbiamo fatto decine di volte – anche se fosse stata un’azienda metalmeccanica oppure del settore della sanità. Precisato questo, ecco cos’è successo.

Qualcuno – a noi risulta il Comitato di redazione, ma nella missiva allegata non compare il mittente ufficiale – ha chiesto a ogni singolo giornalista di Telenorba di sottoscrivere una lettera con la quale si chiede all’Ordine dei Giornalisti di capire se, con la pubblicazione del piano industriale, il quotidianoitaliano.it abbia violato le severissime disposizioni in materia di privacy. È giusto, ci mancherebbe. Speriamo solo che quella lettera non sia stata accompagnata da inviti a sottoscriverla, in cambio di maggiore tranquillità nella lotteria dei nomi da estrarre dall’urna dei licenziamenti. Non sappiamo chi abbia deciso di firmare la missiva da inoltrare all’Ordine dei Giornalisti.

Noi, però, agli stessi giornalisti di Telenorba, ai sindacati e all’Ordine dei Giornalisti, ne scriveremo un’altra di lettera, chiedendo le ragioni del silenzio in merito ad alcune circostanze sollevate in questo ann0. Circostanze a nostro avviso altrettanto meritevoli di un approfondimento o quantomeno di indignazione: le nuove assunzioni di giornalisti (con cognomi illustri) in aziende del gruppo mentre se ne licenziano altri assunti direttamente da Telenorba; dipendenti ufficilamente in cassa integrazione, ma regolarmente al lavoro (pagati a nero o sfruttati in cambio dell’ammortizzatore sociale?); dipendenti in cassa integrazione sostituiti da service esterni (seppure storici e quindi dipendenti pure loro a tutti gli effetti); richieste di denaro in amministrazione da parte della direzione responsabile, per riprendere un reato di cui ci si è resi di fatto complici; l’approssimazione nella produzione dei documenti necessari per il conseguimento della cassa integrazione; dipendenti di alcuni settori, costretti a svolgere anche le mansioni di settori di cui, solo sulla carta, è stata annunciata la soppressione con il piano industriale; la circostanza – accertata da un dei dipendenti, tra l’altro proprio giornalista – secondo la quale nel mese di aprile 2013 molti non risultino nè in cassa integrazione, ma neppure al lavoro. O ancora sul fatto che magari su quel piano industriale, tra gli assunti, risultasse qualcuno che in azienda non ha messo piede per anni; le indicazioni dell’ingegner Montrone sul nuovo e beffardo spot Fono vi.pi. (in cui lavorerebbero altri dipendenti in cassa integrazione); la denuncia a carico di un dipendente che avrebbe reso falsa testimonianza in una causa di lavoro. L’elenco potrebbe continuare. A nostro parere – se fosse tutto accertato – ci sarebbero gli estremi per ben più importanti azioni, non solo disciplinari.

Adesso aspettiamo la risposta dei sindacati, soprattutto dell’Assostampa. Qualche mese fa, il presidente Raffaele Lorusso, aveva dichirato che non ci sarebbe stata trattativa neppure se in ballo ci fosse stato un solo licenziamento. I giornalisti licenziati – ora è ufficiale – sono nove.