Una resa dei conti. Per molti sarà questo il prossimo Consiglio di amministrazione della Fondazione Petruzzelli, in programma il 21 maggio, alle alle 13, in via Putignani. Dopo le ultime denunce e l’indignazione di alcuni consiglieri, speriamo non sia necessario per la terza volta “cacciare” i dipendenti prima dell’orario di lavoro, in modo da non avere nessuno tra i piedi. Se proprio dovete decidere di sganciare la bomba atomica, convocate altrove la riunione. Il primo passo da compiere, infatti, sarebbe proprio quello di cancellare quell’alone di mistero che avvolge tutto ciò che avviene all’interno del Petruzzelli. Il teatro – lo ricordiamo – è patrimonio di tutti, qualora qualcuno non se ne fosse accorto. È stato ricostruito con soldi pubblici, viene gestito con soldi pubblici.

Mercoledì sarà ratificata la nomina di Michele Bollettieri nel Cda. Un uomo che con il Petruzzelli ha molta dimestichezza, avendoci lavorato più volte. Bollettieri è un manager preparato, con un’ottima cultura artistica. Uno che, per intenderci, avrebbe potuto fare il sovrintendente.. Bollettieri è scafato e capace di fiutare la puzza a distanza. Siamo certi che, come altri, non si limiterà ad alzare la mano. Sì, perché mercoledì è soprattutto il giorno in cui bisognerà approvare il bilancio consuntivo del 2013. Il bilancio del disastro prodotto nel periodo di commissariamento targato Carlo Fuortes. Bisognerà mettere nero su bianco il buco di quasi 2 milioni di euro, prodotto da una gestione senza freni che, al contrario, era stata avviata per rimettere i conti in ordine.

Il 30 giugno, tra l’altro, scadono i termini per accedere al prestito – perché di questo si tratta – intitolato legge Bray. Alla luce degli ultimi episodi siamo sempre più convinti che, comunque vada, la Fondazione Petruzzelli non abbia i requisiti minimi per tentare di rimettere le cose a posto chiedendo il prestito di Stato. Certo, la campagna elettorale potrebbe condizionare e non poco gli schieramenti all’interno del Cda e lo stesso svolgimento della riunione. I malpensati dicono persino che potrebbero esserci disertori. Se così non fosse – e noi lo speriamo – ci sarà qualcuno pronto a chiedere un’azione di responsabilità, per arrivare a capire chi quel buco lo ha generato? Fuortes era il commissario, ma secondo quanto ci risulta, nessuno – a parte Michele Emiliano, in una lettere datata 21 dicembre 2012 – ha mai fatto notare a Fuortes che stava prendendo scelte scriteriate o che non vrebbe dovuto assumere impegni di spesa che andavano al di là del suo mandato.

Ci sarà qualcuno che chiederà conto dell’esternalizzazione dei servizi di custodia e guardiania e di pulizia, che oggi costano più di quanto sarebbero costati se fossero rimasti interni alla Fondazione? Ci sarà qualcuno che petenderà di sapere perché certi servizi vengono suddivisi in maniera anomala, in modo da essere affidati direttamente? Ci sarà qualcuno che chiederà perché le attrezzature sono sempre state noleggiate e non, come più ovvio acquistate, generando un notevole risparmio economico? Ci sarà qualcuno che chiederà se è possibile che un ex fornitore possa diventare responsabile di un settore del teatro, continuando ad affidare incarichi alle solite aziende (compresa la sua, ora gestita dalla moglie)? Ci sarà qualcuno che chiederà quanto è costata l’Elektra e perché fino all’ultimo momento è stata spacciata come cooproduzione con il Lirico di Cagliari, facendoci fare una figura miserrima con l’Italia intera? Ci sarà qualcuno che chiederà il motivo per cui si continuano a pagare consulenti dei quali si potrebbe fare beatamente a meno, mentre storici dipendenti con le stesse mansioni vengono pagati senza fare quello per cui prendono lo stipendio? Ci sarà qualcuno che chiederà com’è stato possibile che Artelier, un’azienda d’eccelleza, sia stata costretta a chiudere? Ci sarà qualcuno curioso di sapere perché non si fanno gare d’appalto? Ci sarà qualcuno pronto a chiedere alla Procura di Bari di farci sapere i risultati delle inchieste aperte e se sono stati commessi reati nella gestione della Fondazione?

Di carne al fuoco ce n’è tanta, troppa forse. È arrivato il tempo di trasformare l’opera buffa a cui abbiamo assistito impotenti finora, in un dramma; l’unico modo per ripristinare la trasparenza necessaria. A questo punto della storia ci piacerebbe conoscere il parere dell’unica persona che la storia del Petruzzelli l’ha attraversata tutta ocupando un ruolo chiave nella stanza dei bottoni: il direttore amministrativo della Fondazione, il ragionier Vito Longo. C’era prima del commissario, c’era con il commissario e c’è adesso. Possibile che non si sia mai accorto di quanto i conti non tornassero? Possibile che tutti i mali dipendano solo dal mancato finanziamento degli enti fondatori che, in ogni caso, in tempi non sospetti e quindi con largo anticipo, avevano annunciato di non poter versare il tradizionale contributo? A tutte queste domande abbiamo risposto – per quanto ci è stato possibile – nell’ultimo anno, nel corso della nostra inchiesta, di cui tutti conoscono i contenuti, ma che in molti continuano a ignorare.

In conclusione, vorremmo fare una considerazione, per certi versi di una banalità sconcertante. A febbraio del 2012 arrivò il Commissario perché il Cda non era stato capace di approvare il bilancio preventivo. Siamo a giugno del 2014 e del bilancio preventivo del 2014 – secondo qualcuno a firma dello stesso commissario – non c’è alcuna traccia. Davvero molto curioso. Speriamo solo che non si voglia continuare a nascondere la polvere sotto al tappeto ell’omertà e del clientelismo. Bari merita altro e i baresi meritano molto meglio. Aspettiamo come tutti mercoledì per capire se davvero il sovrintendente Biscardi avrà saputo dare inizio a un nuovo corso.