Tali misure saranno assunte all’interno della legge elettorale e della riforma dello Statuto. Infatti, i recenti scandali giudiziari hanno reso necessario un intervento per la Regione Puglia, compreso l’inevitabile cambiamento della normativa per le elezioni, a seguito della sentenza della Corte Costituzionale. I giudici hanno ritenuto illegittimo l’art.10 della legge in vigore dal 2005 e applicata nell’ultima chiamata alle urne dei pugliesi nel 2010.

Oltre alla dichiarazione di incostituzionalità, gli interventi del Tribunale amministrativo e del Consiglio di Stato hanno dimostrato l’impellenza di un decisivo cambiamento. Tra i provvedimenti, ancora in fase di discussione, non da ultima c’è la questione della “quota rosa”: la proposta di legge prevede che il 50% dei candidati in una lista deve essere costituito da donne.

La riunione dello scorso martedì avrebbe affrontato l’argomento dell’introduzione della doppia preferenza obbligatoria ( una per l’uomo e una per la donna): qualora la seconda scelta del cittadino non dovesse ricadere su un candidato di sesso diverso dalla prima preferenza, il secondo voto non sarà valido. La politica di Introna è pronta a sostenere sia questo cambiamento ( sul modello della legge elettorale campana) sia le questioni relative al conflitto d’interesse, che dovrebbe eliminare il problema dei “privilegi delle caste”.

“Se nella conferenza dei presidenti dei consigli dovessero emergere resistenze ad un ddl unico, ne faremo uno pugliese allineandoci a quanto è già in discussione alle Camere. Quanto alla questione della riforma elettorale, il consiglio regionale è unito e nessuna fronda trama contro la parità uomo donna nelle urne elettorali”, dichiara Introna.

Con la legge di bilancio 2012, alcuni privilegi a favore della “casta” dei consiglieri sono stati tagliati: a partire dalla riduzione dell’assegno di fine mandato, che da 12 mensilità verrà percepito solo per 5 mesi, all’adozione del sistema previdenziale contributivo. Inoltre, solo all’età di 60anni si potrà andare in quiescenza.

Un tasto dolente e ancora in aperta discussione riguarda il numero dei consiglieri regionali eletti: lo Statuto della Puglia ne stabilisce 70, la legge elettorale precedente all’art. 10 ( poi divenuto incostituzionale) prevedeva la possibilità di aumentare i saggi in base al conseguimento del premio di maggioranza. Infine, uno degli ultimi decreti dei governo Berlusconi adottato dall’ex ministro Giulio Tremonti prevedeva per la Puglia un taglio di consiglieri al numero di 50.

La risoluzione del problema è ora nelle mani dei legislatori regionali che dovranno provvedere alle modifiche della nuova norma elettorale, per la realizzazione della quale contano di affidarsi ad esperti costituzionalisti.

Margherita Micelli Ferrari