La giornalista Lucia Annunziata, nell’azienda di viale Mazzini dal 1996, ha comunicato le proprie dimissioni all’Amministratore delegato, Roberto Sergio, proprio nel giorno in cui il Cda ha approvato le nuove nomine. L’addio dell’Annunziata e della sua trasmissione, molto seguita, Mezz’ora in più, segue a quello dei giorni scorsi di Fabio Fazio e Luciana Littizzetto, passati su Discovery.

Dimissioni che arrivano a seguito della tempesta che si è abbattuta negli ultimi tempi sulle modifiche in casa Rai – già ampiamente ventilate con l’insediamento della destra al potere poi divenute certe -, dopo il caso Sanremo e le dimissioni di Carlo Fuortes. L’11 Maggio scorso il Governo Meloni in Consiglio dei ministri ha approvato come Amministratore Delegato, Roberto Sergio, un democristiano di vecchia data, molto amico di Pierferdinando Casini. L’insediamento del nuovo Ad, è avvenuto il 15 Maggio scorso in un Cda che ha visto l’astensione al voto di Alessandro di Maio, in quota 5Stelle, quella di Riccardo Laganà, eletto dai dipendenti e il voto contrario di Francesca Bria, in quota Pd. Favorevoli Forza Italia, Lega e soprattutto Marinella Soldi, il cui voto, essendo Presidente del Cda Rai, in caso di parità, vale doppio.

Nello stesso consiglio, Roberto Sergio, appena insediato ha affidato a Giampaolo Rossi, il ruolo di Direttore Generale Corporate, una posizione sino ad allora ricoperta ad interim dallo stesso Ad. Giampolo Rossi è un nome molto vicino agli ambienti di destra, in quanto Direttore scientifico della Fondazione di Alleanza Nazionale, ed essendo stato anche l’autore di numerosi editoriali in favore del Presidente Vladimir Putin. Nel 2019 aveva rilasciato delle dichiarazioni pubbliche che fecero molto discutere. “Credo che l’antifascismo sia stato molto importante nella storia italiana: ha accompagnato la lotta di tantissimi giovani – affermò -. Ma aveva senso quando esisteva il fascismo. Nel 2019 è una caricatura paradossale e un tentativo di fermare il senso della storia di un Paese, che prima o poi, dovrà fare i conti con la propria memoria”.

Il consiglio di amministrazione di ieri, 25 Maggio, che ha assegnato 20 nomine alla direzione dei Tg e altre testate, è stato la dimostrazione di una presa di potere decisa e manovrata da tempo dal nostro Governo. Dalla scelta di ieri, infatti, si evince un servizio pubblico tutto al maschile, con sole 3 cariche su 20 attribuite a donne professioniste del settore. Con la presenza di Giampaolo Rossi e del nuovo Ad Roberto Sergio, malgrado i voti contrari della Presidente Marinella Soldi, e del delegato Pd, Francesca Bria e di Riccardo Laganà, le nomine sono state accettate. Decisiva per l’elezione, oltre al valore doppio del voto dell’Ad, soprattutto l’astensione di Alessandro di Maio, in quota M5S.

Le uniche 3 donne nominate sono Simona Sala che divide con Marco Lanzarone la direzione di Radio Digitali specializzate e podcast, Monica Maggioni che si insedia alla direzione Editoriale per l’offerta informativa, lasciando la direzione del Tg1 e Claudia Mazzola, nominata Presidente di Rai Com. Un ruolo del tutto marginale quello destinato alla presenza femminile in casa Rai, poiché in tutte le altre testate e Tg, sono stati scelti solo uomini, come Marco Chiocci al Tg1, Antonio Prezioni al Tg2 e confermato Mario Orfeo al Tg3.

Una scelta deliberata che non ha tardato ad avere le prime conseguenze, come le immediate dimissioni della giornalista Lucia Annunziata, che in un comunicato indirizzato all’Ad Roberto Sergio e al Direttore Generale, Giampaolo Rossi, spiega: “Vi scrivo per comunicare le mie dimissioni. Dimissioni irrevocabili. Arrivo a questa decisione senza nessuna lamentela personale. Vi arrivo perché non condivido nulla dell’operato dell’attuale governo, né sui contenuti, né sui metodi. In particolare non condivido le modalità dell’intervento sulla Rai”.

Dichiarazioni chiare e nette, dopo l’avvenuta scelta di un Cda del servizio radiotelevisivo pubblico che solo a parità di genere non rispetta, per ora, alcuna regola ispirata al concetto di pluralismo dell’informazione.

Critiche alle quali, lo stesso Roberto Sergio, risponde con una nota, dicendosi “molto dispiaciuto” – per le dimissioni di Maria Annunziata, sulle quali, dice, “l’avevamo confermata” . Riguardo alla parità di genere chiarisce: “Ci sarà una forte inversione di tendenza e un giudizio complessivo si potrà dare solo quando il quadro delle nomine sarà definitivo, soprattutto per l’individuazioni delle vice-direzioni. I percorsi si costruiscono e non si improvvisano”.

Oltre alla protesta della giornalista di Mezz’ora in più, le critiche alle nomine di ieri sono piovute da molte altre parti. In primis, il Sindacato dei giornalisti Rai, l’Usigrai, ha detto: “I nuovi vertici cambiano direttori di generi e testate, riaprono agli esterni e tra loro non c’è nemmeno una donna. Al di là dei nomi scelti è evidente la piena invadenza e interferenza del Governo”. Un comunicato sindacale che conclude con decisione e fermezza la posizione dei giornalisti rai: “Su questa strada la Rai è destinata a perdere definitivamente la sua natura pubblica per trasformarsi di fatto in una radio-tv di stato alle dipendenze del Governo”.