Poteva essere una buona occasione, la grande occasione davanti alla platea più qualificata dell’associazione, davanti ai suoi datori di lavoro, ma anche lui, Flavio Ronzi, ha scartato l’ostacolo con una perfetta esse, come il suo presidente, e non ha preso nemmeno l’argomento. Eppure ci stava tutto. Dopo il chiacchiericcio che si sta levando intorno al costo del contratto che l’associazione della Croce Rossa Italiana ha sottoscritto con il suo nuovo segretario generale, una mossa degna di un grande esperto di comunicazione come lui dice di essere, poteva essere la “discovery”.

In altre parole, la pubblicazione del contratto, dei suoi articoli, dei benefit ad esso connessi e del costo integrale lordo che l’associazione, cioè i volontari, sostiene per godere del beneficio apportato dalla sua attività intellettuale e professionale. Come a questo punto non parlare anche del costruttivo ed indispensabile apporto recato da Barbara Contini, anche lei insediatasi nella casa di vetro creata da Ronzi: il “segretariato”.

Seppure di vetro, però, si tratta di una casa in cui non si riesce a puntare lo sguardo. Non sarà che i vetri di questa casa ancora non sono stati puliti? E allora perché non chiamare, che ne so, un bravissimo lavavetri, uno di quelli che finora i vetri li ha puliti veramente, magari anche gratis e incaricarlo di fare la stessa cosa per la modica somma, tiro a caso, di 108.000 euro annui, che al netto di imposte e contributi fanno 60.000 euro, sempre all’anno, e quindi 5.000 euro mensili?

Sarebbe un furto alle spalle dei volontari, direte voi. Potreste avere ragione. Senz’altro per noi, suppergiù disoccupati, è tantissimo, una cifra mai vista, impensata ed impensabile. Ma poi per fare cosa? Lavare i vetri? Eppure ce ne sono tanti abili con la spugnetta a manico lungo, il secchio e lo straccio vicino ai semafori. Se si tratta solo di lavare i vetri perché non chiamare uno di quelli? Ecco, ci stiamo avvitando nei discorsi, come una trottola che gira gira e poi va a sbattere al muro.

Non riusciamo proprio a capacitarci del perché un bravo giovane, uno di quelli pieni di doti e qualità, uno inclusivo, che non ha rancori per nessuno, che non parla mai male alle spalle, che non ha mai detto una bugia, nemmeno a fin di bene, deve vergognarsi tanto nel mostrare ai volontari, quelli che con i loro servizi riempino di denaro le casse dell’associazione di volontariato più grande d’Italia, il suo contratto di lavoro. Non riusciamo a comprendere come mai il contratto di Barbara Contini debba essere secretato, come mai proprio la famosissima parlamentare della Repubblica stia al gioco di farsi confinare nell’opacità, come mai qualsiasi attività del segretariato diretto dal nostro carissimo amico Flavio Ronzi debba essere condotta sotto copertura.

Esiste un diritto alla trasparenza, diritto ribadito nei regolamenti che il Consiglio direttivo nazionale ha approvato e reso esecutivi un mese fa e che, come tante altre cose, sono rimasti sulla carta. I verbali del Consiglio, una volta pubblicati sul portale Gaia, quello al quale accedono solo i volontari censiti ed attivi, si fermano a fine maggio. Gli altri, la pubblicazione dei quali è obbligatoria per legge o regolamento interno, seguono la stessa sorte ma sono proprio questi atti segreti che, alla bisogna, vengono tirati fuori come assi nella manica e sbattuti sotto il naso dei volontari che, a loro insaputa, possono trovarsi a trasgredire norme interne note solo a chi le ha volute e redatte. Siamo nel paradiso della telepatia?

In fondo sembrerebbe, ma solo sembrerebbe perché se fosse veramente così sarebbe facile capire la ragione intima della grande vergogna che gli impedisce di dare risposte serie alla grande domanda che sta montando ormai tra tutti i volontari. La mancanza di trasparenza, il principio che a molti volontari piacerebbe fosse adottato come ottavo tra quelli di Croce Rossa, sta facendo naufragare la fiducia di tantissime persone. Questa è la privatizzazione, sappiatelo.