Belt and Road Way è un maxi-progetto per la connessione infrastrutturale di tre continenti, del valore di oltre mille miliardi di dollari, che oggi conta 152 Paesi aderenti. L’iniziativa è stata lanciata nel 2013 dal presidente cinese Xi Jinping a pochi mesi dal suo insediamento come presidente della Repubblica Popolare Cinese. Come ha avuto modo di dichiarare agli organi di stampa, il premier Giuseppe Conte ritiene «il Memorandum con Pechino “utile per le nostre imprese” e “perfettamente compatibile” con la nostra collocazione nella Nato», causando non poche tensioni sia in Parlamento, sia in ambito UE.

Questo lo scenario di cui si è dibattuto nel corso di un seminario organizzato dall’Università Lum Jean Monnet. Michele Geraci, Sottosegretario allo Sviluppo Economico, intervenuto in videoconferenza, ha dichiarato che «Gli Stati Uniti sono sempre un nostro partner economico e commerciale privilegiato, così come lo è l’Unione Europea. Ma non possiamo ignorare la portata di certi dati. Il valore dell’export del Regno Unito in Cina degli ultimi 12 mesi è pari a 80 miliardi di euro. Quello dell’Italia negli ultimi 10 anni ammonta solo a 13. La sottoscrizione del Memorandum della Belt Road Way è una vera e propria inversione di marcia rispetto a questo trend». Rispetto ai dubbi di rendere più vulnerabili i nostri asset strategici, Geraci ha commentato che «non sono aggredibili. Non dobbiamo dimenticare che l’Italia è un’economia del G7. La visita del presidente cinese Xi Jinping a Palermo nelle prossime settimane, ha alzato l’attenzione sull’Italia in Cina. Sta a noi sfruttare questo momento».

Lucio Laureti, professore di Economia Politica della Lum Jean Monnet, partendo dalle posizioni del sottosegretario Geraci, ha affermato che «La Belt & Road Initiative è un piano strategico con il quale il Governo di Pechino intende promuovere l’internazionalizzazione delle proprie aziende e realizzare un network di infrastrutture che colleghi l’Asia e l’Europa, unendo lo storico percorso della Via della Seta alla via marittima concepita nel XXI secolo. Essa avrà un fortissimo impatto sugli sviluppi mondiali nei prossimi anni, sia in termini di collegamenti terrestri e marittimi che di scambi commerciali nei Paesi dell’Area Eurasiatica. Enormi sono pertanto le opportunità economiche che possono derivare per le imprese italiane».

Le imprese italiane per essere pronte ad affrontare la sfida che un progetto come la Belt & Road Iniziative porrà «devono essere sostenute da un sistema camerale strutturato in maniera tale da guidarne lo sviluppo in maniera adeguata», come ha spiegato il Presidente della Camera di Commercio Italo-orientale, Antonio Barile, cui hanno fatto eco le parole di Antonello Garzoni, preside della facoltà di Economia della Lum Jean Monnet: «È limitativo pensare che la Cina sia una possibilità di sviluppo di business solo per le nostre multinazionali. Il nostro tessuto imprenditoriale è fatto di circa 70mila PMI che, se adeguatamente supportate sono pronte a guardare all’Oriente come a una concreta opportunità di crescita».