Gli è mancato solo il goal. Giulio Ebagua, neo attaccante del Bari, dopo la buona prestazione al suo debutto in biancorosso contro la Virtus Entella, ha tenuto la sua prima conferenza stampa. Senza alcun pelo sulla lingua. «Felice di essere arrivato in una piazza così importante. Ho sentito il mister il 29 dicembre – rivela l’attaccante – mi ha parlato di una sfida. Dopo qualche giorno gli ho mandato un messaggio dicendogli che era mia intenzione accettarla. Il mio obiettivo è quello di dimostrare per l’ennesima volta come in questa categoria posso fare la differenza. Diventare re di Bari? Per me ce n’è stato solo uno da queste parti: Antonio Cassano».

Parole che vengono dal cuore quelle del centravanti nigeriano con cittadinanza italiana. Le sue doti tecniche e fisiche, da quel poco che si è visto sabato scorso, possono servire alla causa del tecnico Nicola. «Noi siamo il Bari. Contro squadre come l’Entella, specie se giochiamo in casa, dobbiamo vincere. Conquistare i tre punti. Per questo motivo sono ancora dispiaciuto».

La sintonia con gli altri componenti del reparto avanzato si è vista solo a sprazzi, ma ci sarà tempo per lavorare su questo aspetto. «Caputo si è fatto in quattro. E Galano e De Luca quando sono entrati hanno fatto bene. Ma è normale, erano più freschi. Conosco “la zanzara” dai tempi di Varese, è davvero un piacere ritrovarlo qui».

La sua parentesi a Spezia non è stata del tutto felice. Forse perché Ebagua, per sua stessa ammissione, non è uno che le manda a dire. «Ho avuto problemi con l’allenatore, vediamo il calcio in maniera diversa. Io mi allenavo mentre gli altri stavano sul lettino. Non è giusto. Gliel’ho detto e ha deciso di farmi fuori. La verità a volte fa male».

Infine un’ultima battuta sul Bari di inizio stagione. «Per me non era tra le candidate alla serie A. Si è parlato di un mercato importante, ma De Luca e Stevanovic, ad esempio, non giocavano con continuità da tantissimo tempo. Tanti buoni giocatori e gli allori di un’annata straordinaria. Nel calcio però una rondine non fa primavera».