Il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano.

Ero piuttosto indeciso nel pensare al titolo: alternativo ad “Emiliano day”, c’era nella mia testa un “Emiliano pride”. Basta ascoltare le dichiarazioni rese alla stampa dal governatore di Puglia, raccolte dalla nostra redazione e pubblicate qui, insieme ad un resoconto fedele della manifestazione, per capire che anche il secondo titolo sarebbe stato azzeccato. L’orgoglio di Emiliano traspariva in ogni atto di quella giornata. Effettivamente, c’era una folla oceanica.

Viviamo in un’epoca in cui della politica il comune cittadino ne ha piene le tasche. Mettere insieme tante presenze per un incontro politico non è stata cosa da poco. Certo, ad un osservatore attento non poteva passare inosservato che parte degli spettatori (perché di spettacolo si è trattato) aveva tutte le caratteristiche delle “truppe cammellate” di demitiana o craxiana memoria. Non erano pochi, infatti, i pullman che, segretario locale in testa, riversavano dinanzi alla multisala Ciaky di Palese iscritti Pd e simpatizzanti del governatore. A ben pensarci non occorre risalire a Craxi o De Mita, perché anche alle manifestazioni di Fitto, all’epoca in cui era governatore, si assisteva a spettacoli simili. Sarà nel dna di noi pugliesi?

Emiliano ha preso in mano il microfono per dare inizio alla manifestazione, con oltre un’ora di ritardo rispetto all’orario annunciato e subito la sua voce è apparsa rotta dalla commozione. Se quest’ultima non fosse spontanea, non lo so, ma in tal caso Michele Emiliano avrebbe davanti a sè anche una brillante carriera di attore da un lato, ed al contempo, dall’altro, di sceneggiatore e regista. Infatti, il copione è andato avanti alternando, opportunamente per non annoiare troppo, gli interventi (di tre minuti, sistematicamente sforati) degli assessori regionali, a gruppi di due o tre, a quello del giovane e della giovane militante o della famiglia di immigrati di colore, con tanto di annoiatissima ragazzina di 8 o 9 anni.

Tutti i discorsi erano finalizzati a dimostrare, senza ombra di dubbio, allo spettatore che Emiliano e la sua giunta sono investiti di poteri divini, dal momento che hanno fatto già in questo primo anno una sfilza di miracoli da far invidia ai Santi, e paragonabili solo all’operato del Dio fatto Uomo. Oltre millecinquecento provvedimenti varati in meno di un anno, disoccupazione giovanile ridotta (ma del 3, qualcosa%); spese per l’acquisto di acqua pure, grazie ad una ricerca sulla depurazione; caporalato significativamente ridimensionato e via discorrendo.

Insomma, non fossi stato uno nato e vissuto prevalentemente a Bari, capitale della Puglia, ascoltando Emiliano & Co., avrei concluso di essere piovuto in un angolo di paradiso, con delinquenza debellata, corruzione dissolta, massima occupazione quasi raggiunta, vita principesca largamente diffusa per tutti su tutto il territorio. Non mi pare sia questa la realtà. È vero che il male fa notizia ed il bene meno, ma quello che leggiamo quotidianamente non è pura invenzione dei giornalisti. Sono fatti. Certo, Emiliano è uomo intelligente, e spesso ha ripetuto “c’è ancora molto da fare”, ma lo spettatore era stato appena convinto che tutto era ormai avviato a soluzioni da paese delle meraviglie.

Mi sono chiesto che fine avesse fatto quell’Emiliano che circa una dozzina di anni or sono attaccava duramente e giustamente, aggiungerei, il candidato sindaco suo avversario, Simeone Di Cagno Abbrescia, reo di voler minimizzare i problemi della Città e di fare di tutto per nasconderli, nella convinzione che riconoscerli avrebbe danneggiato Bari nell’immagine e conseguentemente nella sua economia. Bhè, sabato al Ciaky ho avuto l’impressione di assistere ad una sceneggiata, ben congeniata, ma comunque finalizzata a nascondere le nostre pezze da quelle parti e descriverci una realtà fantascientifica ben diversa da quella reale.

Fra i comprimari particolare spazio ha avuto il “sindaco d’Italia”, come lo ha chiamato Emiliano introducendo Antonio Decaro, sindaco di Bari e da pochissimo presidente nazionale dell’Anci (Associazione Nazionale Comuni d’Italia). Comprimario ligio al copione, Decaro ha subito affermato di aver ricevuto in consegna da Emiliano, sindaco uscente, una Città ed una amministrazione da sballo. Peccato che a me, e tanti altri, Decaro ha sempre paragonato il lascito della Città al dono di una bicicletta senza sellino, con dolorose e devastanti conseguenze per il posteriore.

Sulla relazione dell’assessore all’agricoltura, essendo già passate le 12 mi sono allontanato dalla sala anche perché, come direbbe il grande Antonio de Curtis (in arte Totò), “ogni limite ha una pazienza”.