Ieri, 12 febbraio 2022, si è tenuto il Congresso regionale dei Giovani Democratici di Puglia. La nomina di Matteo Birtolo, 28 anni, di Torre Santa Susanna (BR), laurea magistrale in Geopolitica e Relazioni Internazionali, è stata solo l’ultimo passo di una fase congressuale che nelle ultime settimane ha fatto emergere quanto sia fragile lo stato di salute della giovanile. I GD Puglia sono stati fermi per tanto tempo e non solo a causa della pandemia; ma, in un territorio abitato da personalità di rilievo anche a livello nazionale, la presenza di movimenti giovanili politici e studenteschi è quanto mai necessaria. D’ora in avanti come si muoveranno i Giovani Democratici? In che modo cattureranno le istanze dei ragazzi e come si rapporteranno alle altre parti in gioco? Quali saranno i rapporti con il PD? Ci sono proposte concrete sul tavolo? Abbiamo parlato di questo e di molto altro con Birtolo, nuovo Segretario GD Puglia.

Innanzitutto, ti faccio i complimenti e ti auguro buona fortuna per questo incarico delicato. La nomina a Segretario sancisce una nuova fase per i Giovani Democratici Puglia dopo due anni di immobilismo dettato dalla pandemia, ma non solo. Adesso inizia la fase più difficile: costruire e soprattutto mantenere uniti tutti gli animi della giovanile. Come pensi di riuscirci?

Grazie mille per i complimenti e per l’attenzione dedicata a tutta la nostra comunità.
Lanciare proposte e costruire, insieme a tutta la giovanile, progetti per la regione coerenti con la nostra idea di regione e mondo. Un’ organizzazione politica non può fare diversamente. C’è bisogno delle forze e le intelligenze di tutti, consci del fatto che questo non basti. Dobbiamo allacciare, riallacciare, rafforzare e se necessario costruire un rapporto con  le parti sociali e le associazioni che lottano per creare nuovi diritti, difendere quelli esistenti e crearne di nuovi. È un esercizio a  cui non possiamo sottrarci, specie in questo periodo storico che vede le disuguaglianze crescere. Su di noi incombe una grande esigenza, quella di ribadire il bisogno di riflettere sul rapporto tra ciò che c’è dentro e ciò che c’è fuori perché credo sia la vera ottica con cui dobbiamo guardarci negli occhi per ricucire i nostri strappi interni. Che esistono e ieri avete visto. Il terreno della politica è un terreno che ci consente di aprirci e confrontarci, lo faremo anche noi. Il Partito ha bisogno di tutti, lo so bene io ma lo sanno bene anche coloro i quali non mi hanno sostenuto. Come ha ricordato ieri il Segretario uscente Francesco Di Noia, che ha citato Salvador Allende riguardo proprio l’atteggiamento dei giovani in politica: Essere giovane e non essere rivoluzionari è una contraddizione perfino biologica”.

La tua non è stata una candidatura unitaria e questa situazione rischia di riflettersi anche al di fuori. In che modo però ci si può avvicinare ai tanti giovani che sono tornati a manifestare e si sentono orfani di una politica che non riesce ad intercettarli?

E’ un discorso complesso ma a cui non mi sottraggo. Nel mio intervento, successivo al congresso, ho spiegato che dobbiamo imparare a valutare e misurare il nostro rapporto con l’esterno. Troppe volte abbiamo ripetuto che basti parlare con i nostri coetanei e raccogliere le loro istanze per assolvere a doveri che dovrebbero accreditarci come interlocutori di un certo mondo, commettendo un errore strategico: dimentichiamo che quello è il nostro mondo. Un contesto chiaro a tutti noi, che tutti viviamo, che ha delle unicità e quindi delle differenze su cui però si abbattono – in maniera diversa – tutte le difficoltà dei tempi che viviamo. Le nuove generazioni oggi, anche di fronte ai vari immobilismi della politica, hanno deciso di fare da sé,  chiedendo di partecipare attivamente ai dibattiti inerenti i grandi cambiamenti. Io non dimentico le manifestazioni dei Fridays For Future, le manifestazioni in sostegno del DDL Zan o le manifestazioni contro il DDL Pillon o le manifestazioni studentesche che si susseguono nel Paese.

Ritengo che anche questo sia il segnale di come il centrosinistra abbia abdicato per varie ragioni ad uno dei suoi compiti storici: consentire a tutti coloro che lo desiderano e si rispecchiano nei suoi valori di diventare classe dirigente della propria comunità.
Pertanto, operare con la convinzione che la nostra organizzazione, oltre ad essere capace di raccogliere istanze ed elaborare proposte, sappia allargare i nostri “spazi” a chiunque lo desideri a patto che si rispecchi nei nostri valori è il modo più innovativo e attento di fare politica oggi. Se questa “funzione” viene meno si esaurisce una nostra funzione storica.
Se tutti diventano protagonisti, nessuno si sente orfano. Anzi, in tempi magri credo possa essere uno stimolo per tanti a fare di più per tracciare la strada ad altri.
Per essere credibili però occorre la politica e quindi studio e analisi ma anche empatia. Pensare assieme a tante altre organizzazioni le soluzioni per misure a sostegno dei NEET, degli studenti poveri ma anche dei giovani lavoratori può ridarci quella visibilità che abbiamo smarrito in questi anni. Ricordo sempre che in questo Consiglio regionale i nostri rappresentanti hanno già mostrato enorme sensibilità verso i temi che appartengono alla nostra generazione. E chi ha continuato ad operare sui territori i risultati li ha già visti.