foto di repertorio

La crisi del commercio barese continua a mietere vittime e proprio non vuole sapere di arrestare la sua corsa. Ieri il Tribunale di Milano ha decretato il fallimento della catena Mercatone Uno, già in concordato preventivo, e così da stamattina i due punti vendita di Bari e Terlizzi, che davano lavoro a circa 100 delle 256 persone impiegate in tutta la Puglia, restano chiusi.

Fuori, oltre ai dipendenti, anche gli inferociti clienti, che non possono più ritirare la merce acquistata nei mesi scorsi. Il prossimo 30 maggio la questione sarà sul tavolo al ministero dello Sviluppo Economico, a Roma, ma intanto la crisi morde, l’economia non gira e la gente rest a casa.

NOTA FILCAMS CGIL PUGLIA – inaccettabile scoprire notte tempo di aver perso proprio lavoro. Da Mise ora risposte concrete su futuro occupazionale

“Questo è il paese in cui si può scoprire di aver perso il lavoro e che la propria azienda è fallita con un messaggio ricevuto all’una meno un quarto. Il tutto a pochi mesi dal passaggio di consegne del marchio. Ci chiediamo chi e come ha vigilato su questa operazione nelle stanze del Mise e nell’amministrazione straordinaria che ha gestito la crisi precedente”.

E’ quanto affermano in una nota congiunta il segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo, e la segretaria generale della Filcams Cgil regionale, Barbara Neglia, sull’incredibile vicenda che coinvolge i 1800 dipendenti di Mercatone Uno, di questi 250 nei tre punti vendita in Puglia. La notte scorsa il messaggio ai direttori dei negozi che oggi non ci sarebbe stata nessuna apertura a causa del fallimento della Shernon Holding, che aveva rilevato il marchio della catena di grande distribuzione.

“È incredibile ritrovarsi dopo così poco tempo senza una prospettiva”, afferma Neglia. “È inaccettabile che gli organi di vigilanza del Ministero dello Sviluppo Economico, che appena la scorsa estate avevano permesso l’acquisto da parte della nuova società di quel che rimaneva di Mercatone Uno, non abbiano verificato la sostenibilità aziendale degli acquirenti. I lavoratori avevano sostenuto non pochi sacrifici in termini di orari e salari abbattuti, e una volta incassata la flessibilità l’azienda ha bypassato ogni rapporto con le organizzazioni sindacali, fino all’incredibile epilogo scoperto notte tempo”.

“C’è già una convocazione presso la task force regionale per il 28 mattina e il 30 presso il Mise – spiega Gesmundo -. Chiediamo anche al presidente Emiliano e alle Prefetture di attivarsi. L’operazione di passaggio era sembrata opaca fin dall’inizio. Non è accettabile che si operi in questo modo, che si giochi con le vite delle persone che dalla sera alla mattina scoprono di non avere più un lavoro e che la società per la quale erano assunti è fallita. Questo è modo selvaggio di procedere, chi ha dato la fiducia a questi pseudo imprenditori? Chi ha valutato la solidità economica e del piano industriale? Si sono messi i lavoratori all’epoca di fronte al solito aut aut: o accettare questo o perdere propria occupazione. Non può e deve funzionare così. Ora ci aspettiamo risposte concrete a tutela dei redditi e del lavoro. A tutti i dipendenti va la nostra solidità e vicinanza, non saranno certo soli in questa vertenza”.