Negli ultumi anni la Asl di Bari ha messo insieme scandali e decisioni allegre, finendo al centro di contestazioni, ma soprattutto di inchieste in molti casi ancora aperte. È l’eredità pesantissima che grava su Vito Montanaro, il nuovo direttore generale dell’Azienda sanitaria locale barese che si è insediato questa mattina.

Chi lo conosce e ha avuto modo di lavorare al suo fianco lo descrive come un professionista integerrimo, competente, capace di far quadrare i conti. Mai come in questo momento la Asl di Bari ha necessità di recuperare autorevolezza e credibilità. «Ho fatto preparare da giorni il mio ufficio – spiega Montanaro alla vigilia dell’insediamento – in modo da essere subito operativo. So bene quanto sarà impegnativo questo nuovo incarico. Nei primi giorni mi dedicherò ad approfondire tutte le questioni, quelle prioritarie e quelle altrettanto importanti, che bisognerà affrontare subito dopo».

Per quanto ci riguarda, l’idea di non essere rimbalzati da un ufficio all’altro, la certezza di non avere a che fare con qualcuno che si fa negare a prescindere, rappresenta un ottimo inizio. Montanaro ci ha dato appuntamento subito dopo la full immersion iniziale, dopo aver incontrato il management, fatto chiarezza sulle questioni irrisolti e sulle innumerevoli cose da fare.

Lo scetticismo è tanto e non potrebbe essere diversamente. Negli ultimi due anni ci siamo occupati dello scempio del 118, del trasporto fuorilegge dei dializzati; di strutture sanitarie convenzionate che promettono servizi che, in realtà, non offrono; delle inadempienze dell’ospedale della Murgia; dello stato di abbandono dell’ospedale San Paolo; delle liste d’attesa. Ed è solo una piccola parte dei mali che affliggono la Asl.

Ci sarà bisogno di un impegno a tutto campo. I primi passi sono incoraggianti. Da parte nostra e delle centinaia di persone (utenti, impiegati scontenti e operatori sanitari), che ci hanno chiesto aiuto per far rumore su ciò che non gira per il verso giusto, facciamo al nuovo direttore generale un grande in bocca al lupo, con la speranza che a guidarlo, anche in situazioni difficili, sia sempre il bene comune e non l’interesse di pochi, la programmazione e non l’emergenza del momento, l’ascolto e non l’imposizione.