Signor sindaco, non entro nel merito, ma stavolta mi sa che un po’ se l’è cercata. Ma che si accusa su Facebook il presidente di una circoscrizione della città che governa di collusione con la mafia? Mi rifiuto di credere che il primo cittadino di una metropoli importante come Bari non dia al giusto peso alle parole che pronuncia e soprattutto non trovi mezzo più istituzionale di un social network per accusare un politico cittadino di un crimine tanto grave.
Sia che possa aver ragione che torto, da uomo di Legge e con un passato da servo dello Stato, come sostituto procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia, per tanti anni a Bari, Lei per primo si renderà conto che un’accusa di tale peso non è da lanciare a nessuno su Facebook. Un sindaco, ex procuratore antimafia, non si sognerebbe mai di accusare di collusione con la malavita un politico nello stesso posto dove le persone normali scrivono minchiate, come cosa hanno mangiato a colazione o che fuori piove mentre aggiornano il loro stato.
I casi sono due: o Lei per primo non crede alle accuse che lancia, e allora, be’, non è bello lanciarle, insomma, non ha proprio accusato Ferorelli di aver rubato la merendina del compagno quando era in terza elementare; oppure crede alle Sue accuse, ma allora in questo secondo caso mi domando quanto remoto sia il Suo passato da uomo di Giustizia, da farLe scordare il peso di tali accuse e il luogo e il modo corretto per denunciarle.
Ormai è un fatto vecchio, è successo più di un anno e mezzo fa, giustamente potrà ribattermi: “E tu mo te ne vieni?”. Avrebbe ragione, fino a un certo punto, ma che vuol farci, cavalcando i tempi della magistratura, approfitto dell’inizio del processo, e cerco di farlo prima che la vicenda passi in cavalleria, visto che, col presidente Ferorelli, andate verso una soluzione conciliatoria.
Intanto stamattina, la mafia, quella vera, ha combattuto un’altra battaglia. Due clan rivali si sono scontrati. Non su Facebook, come due scolarette invidiose, ma per strada, in via dei Mille, in pieno giorno, durante il mercato. Un uomo, un boss della malavita è stato crivellato da decine di colpi calibro nove, sotto casa sua.
Mio nonno direbbe: “Finchè si ammazzano tra di loro…!”. Come far capire a mio nonno che anche lui sbaglia? Che la mafia non si combatte aspettando che si elimini da sola? Che non si combatte pubblicando su Facebook foto e citazioni di Falcone o Livatino? Che mentre i governatori giocano ad accusarsi l’un l’altro, la mafia tenta di governare la città senza avvisare su Facebook?

5 aprile 2013

Pasquale Amoruso