Il business dello sfratto del migrante. Potremmo intitolare così questa storia di cui ci siamo trovati a essere testimoni. Siamo a Bari, in via Crisanzio, 222. Esterno, giorno, come si scrive nei copioni cinematografici. Sul marciapiede ci sono una lavatrice, una bicicletta da bambino piccolo, alcune sedie, dei pensili e altri pezzi di mobilio. Personaggi e interpreti sono rigorosamente in ordine di apparizione.

L’IMPICCIONE – È quello che ci vede arrivare con la telecamera e, non si sa a quale titolo, decide di farsi gli affari degli altri, forse ritenendo di essere l’oggetto delle nostre attenzioni: “Che sta inquadrando, scusi?”

I PADRONI DI CASA – Stanno provvedendo a risistemare l’appartamento, in questo periodo ci sono i blitz di Polizia Municipale, funzionari del Comune e Servizio Igiene della Asl, c’è poco da scherzare: “Abbiamo comprato la casa un mese prima che venissero i vigili a fare i controlli. Avevano un contratto regolare di affitto, li abbiamo mandati via perché non li conosciamo e il contratto stava scadendo”.

L’AFFITTUARIA MIGRANTE SFRATTATA – Sta liberando la casa, ha accatastato la sua roba davanti dall’immobile e un po’ alla volta sta provvedendo a portarla via, ma c’è un mistero: “L’ho lasciato là fuori ieri, insieme a tutta la mia roba, e ora non c’è più, se lo sono preso. Voglio i soldi”. La donna è arrabbiata, tra tante cose che ha portato fuori c’era un frigorifero. C’era.

IL TROVATORE – Si aggira in cerca di roba dismessa tra cui rovistare e da dove asportare qualcosa grazie a cui portare a casa un po’ di spiccioli per campare: “Sono andato a vedere se c’era del metallo buono da rivendere, ho trovato il lavello di acciaio. Cinque chili che rivenderò a due euro”.

IL RIGATTIERE – Girato l’angolo di via Crisanzio, tra letti e mobili accantonati, il mistero del frigorifero svanito nel nulla si chiarisce: “Me lo hanno portato, non sapevo fosse suo, tanto che glielo sto restituendo”.

IL DIPENDENTE AMIU CHE ARROTONDA DURANTE IL SERVIZIO – Durante le fasi concitate arriva il mezzo della raccolta ingombranti dell’Amiu, che, però, mancando il codice di prenotazione, blocca tutto. In realtà il dipendente era stato chiamato da qualcuno che si era impegnato a liberare l’appartamento e per questo avrebbe allungato una mancia. La nostra presenza ha rovinato i piani. L’usanza di arrotondare lo stipendio in questo modo, però, sembra essere diffusa.

IL MIGRANTE TUTTOFARE – A questo punto è stato necessario interpellare qualcun altro. Prima è arrivato un migrante tuttofare, allergico alla telecamera e con la minaccia di denuncia facile, poi un’impresa privata, che ha finalmente liberato dal mobilio scassato il marciapiede all’altezza del civico 222 di via Crisanzio.