Cinque dipendenti del Consorzio Terre D’Apulia hanno fatto ricorso al giudice del lavoro per ottenere il riconoscimento del diritto all’assunzione dopo aver lavorato anche fino a 30 anni con contratti a termine. Due di loro hanno già ottenuto sentenza favorevoli dinanzi alla sezione lavoro della Corte d’Appello di Bari. Altri tre, invece, hanno visto riconoscere le loro pretese nel primo grado di giudizio. Il problema è che il Consorzio, commissariato da tempo e da febbraio 2017 diretto da Ninni Borzillo, non ottempera alle sentenze dei giudici baresi pur essendo le stesse immediatamente esecutive. Lo stesso Borzillo ci conferma che le pendenze giudiziarie aperte sarebbero una 40ina.

La storia più assurda è quella dei fratelli Fasano, Filippo e Massimiliano, i quali hanno prestato attività lavorativa in forza di contratti a termine senza soluzione di continuità, rispettivamente dal 1985 e dal 1993. Il Consorzio avrebbe fatto ricorso al lavoro a termine in barba a quanto previsto dalla legge 230 del 1962, che tra le altre cose prevede la forma scritta del contratto – ma non c’è neppure un foglio che attesta l’assunzione, con la data di inizio e fine del periodo lavorativo – o il limite massimo delle 180 giornate nell’arco dell’anno solare. In altre parole manca quello che per i braccianti agricoli si chiama ingaggio.

Appare evidente che il Consorzio sapesse di violare la legge e per questo faceva sottoscrivere una dichiarazione di esenzione di responsabilità del Consorzio stesso. Ai lavoratori, assunti per svolgere solo attività irrigua, poi, veniva chiesto di svolgere altre mansioni: il muratore, il saldatore, ma anche lavori di natura contabile in merito all’erogazione dell’acqua agli agricoltori pugliesi. Circostanza acclarata anche nella vicenda degli altri tre lavoratori a termine. I giudici di primo grado, infatti, nei loro confronti non hanno solo stabilito la riassunzione per via dell’inosservanza dei dettami della legge 230, ma hanno anche riconosciuto lo svolgimento di fatto di mansioni diverse e superiori da quelle di formale assunzione secondo quanto previste dal contratto nazionale dei Consorzio di bonifica.

La sentenza stabilisce un risarcimento per uno di 85mila euro e per gli altri due di 45mila euro ciascuno. A testimoniare a favore dell’operaio che ha ottenuto il maggiore ristoro c’è stato persino un dirigente tecnico del Consorzio, l’ingegnere Giuseppe Marinelli, ben consapevole che l’assunzione era motivata esclusivamente per le sue capacità di saldatore. Non solo. Ad avvalorare le dinamiche lavorative interne al Consorzio Terre d’Apulia hanno contributo le testimonianze di una dozzina di imprenditori agricoli, i quali hanno dichiarato di essersi rivolti a quei dipendenti per la compilazione delle richieste di accesso all’acqua, consegnando loro anche le documentazioni catastali e in alcuni casi erano gli stessi a ritirare gli assegni dovuti per il servizio e provvedere alla riparazione dei guasti alla linea idrica.

Sulla vicenda abbiamo sentito gli avvocati Alfredo Savinelli e Caterina Mallardi, difensori dei lavoratori. “Alla luce del fatto che il Consorzio di Bonifica Terre d’Apulia non ottempera alle sentenze, comunque esecutive – tuonano i legali – saremo costretti a chiedere la nomina di un Commissario giudiziale che provveda all’assunzione dei lavoratori e nel caso in cui il Consorzio perseveri nel non versare quanto dovuto chiederemo il riconoscimento dello stato di insolvenza dell’ente”.

Il commissario Borzillo preferisce appesantire delle spese legali l’ente, già in grave dissesto economico, piuttosto che provvedere a dare esecuzione alle sentenze dei giudici. Ciò che preoccupa, però, è la perseveranza nell’applicare gli stessi contratti a termine, ma soprattutto con le modalità condannate dai giudici baresi. Il rischio elevatissimo è quello di ritrovarsi una pioggia di ricorsi dall’esito abbastanza scontato. Intanto altri cinque dipendenti hanno deciso di ricorrere alla magistratura, ma secondo alcune indiscrezioni ce ne sarebbero altri pronti a farlo. E qui arriviamo al paradosso della vicenda. Nonostante pendano le sentenze per l’assunzione dei dipendenti, il Consorzio Terre D’Apulia pubblica un bando per l’assunzione a tempo indeterminato di altri impiegati.