Dopo quasi due anni dalla pubblicazione del nostro primo articolo sulla gestione delle Ferrovie Appulo Lucane, Maria Alberta Portoghese, capo dell’Unità Organizzativa Amministrativa dell’azienda pubblica, ha deciso di metterci la faccia. Lo fa scrivendo una lettera di fuoco al giornale, di cui riportiamo i passaggi più significativi, oltre che annunciando di voler portare l’azienda in Tribunale. Parole dure, in cui viene messa in discussione la trasparenza dei concorsi e il silenzio di alcune sigle sindacali, stampelle necessarie al sistema.

Solo qualche giorno fa avevamo raccolto la denuncia del collega Giuseppe De Manna, sindacalista Faisa-Cisal. Senza contare quanto dichiarato dalla coordinatrice dell’Unione Sindacale di Base, Rosalba Guglielmi.

“Ci sono forti dubbi sugli avvisi pubblici emanati dalle Fal ed affidati alla società Tempor spa – scrive la funzionaria Maria Portoghese -. Nomine prestabilite, concorsi cuciti su misura ed esclusione per i non graditi, oltre ad irrituali concorsi con criteri discutibili”. La denuncia è dettagliata, per questo meritevole di attenzione, speranzosi che le autorità competenti possano chiarire la questione.

“Come persona informata sui fatti, perché esclusa dai concorsi – precisa Maria Portoghese – non voglio fare strumentalizzazioni di alcun tipo, perché ho intenzioni di rivolgermi alla magistratura per far valere i miei diritti legittimi”. A sentire la dipendente, il silenzio dei sindacati in merito a questa faccenda è assordante. “Oltre al sindacato USB, che ha manifestato i suoi dubbi e chiesto l’annullamento dei concorsi, con motivazioni del tutto chiare e pertinenti, anche se non esaustive – dice la dipendente delle FAL – non sono a conoscenza di azioni intraprese da altre sigle sindacali. Si tratta di concorsi pubblici, che dovrebbero essere sottoposti a regole ben precise di legalità e legittimazione, da non criticare poi in modo parziale e postumo quando ormai la frittata è fatta”.

Il concorso in questione è quello per Responsabile Unità Amministrativa Complessa (RUAC), ma ce ne sono altri in atto. “La società FAL e l’agenzia TEMPOR viaggiano su un unico binario, seppure a velocità diverse, ma, stando ai fatti, procedono incuranti di opposizioni sindacali e personali – denuncia l’anziana dipendente -. Dal 2 luglio scorso non riesco ancora ad accedere in maniera esauriente agli atti del concorso a RUAC per il personale. Ritengo paradossale che, ex ante, sindacati deputati anche a verificare la legalità e la legittimazione delle azioni aziendali, non abbiano evidenziato degli elementi che sono macroscopicamente evidenti, come le progressioni di carriera”.

Tradotto, si cercherebbero all’esterno figure che sono presenti tra gli interni. In questo caso si tratta di una unità vacante da un anno. Mansione di rilevanza strategica per l’andamento dell’ azienda. “Si crea automaticamente ora una regola che varrà per sempre – tuona la funzionaria – i dipendenti con parametro 230 resteranno tali a vita. Nessun sindacalista può opporsi, perché quella regola, non contestata per tempo, è stata di fatto accettata. A meno che, dal giorno dopo una vacanza di posto da 230, non si rilevi molto stranamente che qualche ragioniera ha un affidamento temporaneo allo stesso livello, ma altrettanto stranamente da responsabile con livello superiore da 250”. In passato ci sarebbero state situazioni analoghe, stando a leggere la denuncia. Casi su cui sarebbe sceso il generale silenzio.

“Forse qualche sindacalista preferisce i salti di due livelli senza concorso – incalza la Portoghese -. In definitiva la valutazione dei concorsi, a volte interni, a volte no, a chi sì e a chi no, per alcuni prescelti dentro, ad altri no, fuori ad escludendum già di per sé rappresenta un caos gestionale, da taluni definito follia gestionale”. “Invito i colleghi delle Fal, iscritti e non a sindacati e partiti politici – si legge ancora – a riflettere sulla recente intervista all’onorevole Francesco Paolo Sisto, a cui rivolgo tutta la mia stima dal punto di vista professionale-personale-istituzionale, sull’introduzione del whistleblowing”.

Il clima in azienda non sarebbe certo dei più sereni. “Denunciare non significa certo essere polemici (etimologicamente parlando = guerreggiare) – spiega la funzionaria delle FAL -, ma di fronte a tante brutture, significa intervenire in libertà e senza paure, esponendo il proprio pensiero affinché si possa sperare, con una degna concertazione (etimologia = composizione dopo una guerra), che siano accertate verità e che si eviti di perseverare nell’ingiustizia. La protezione deve garantire entrambe le posizioni, di indagato e denunciante, ma soprattutto le persone in posizione più debole ed esposte a subire conseguenze. Tutto ciò offende e danneggia il lavoratore e la salute psico fisica di cui al codice etico aziendale, ma riporta all’esterno situazioni di dubbio e/o certezze, che offendono in primis l’onorabilità e la serietà di una società ormai da troppo tempo alle cronache, non certo sempre positive e presente in aule giudiziarie”.

La lettera è piena di dettagli, ma anche di proposte. “Sono fiduciosa nella tutela dei lavoratori, esercitata tanto dai vertici aziendali, quanto dai sindacati. Sperando che ciò avvenga per tutti i lavoratori, nella loro funzione propria di tutela di interessi generalizzati e non personalistici – è scritto – in un ordine gerarchico strutturale e non di staff, o peggio da posizioni privilegiate e tutto questo in un clima meno intimidatorio e vessatorio di quello attuale. Non ometto le folgoranti carriere senza concorso, a scapito di chi ci mette decenni e non ci arriva neanche. E le oscure nomine a quadro, che si leggono su internet, ma non vengono pubblicate sul sito aziendale, come le graduatorie dei concorsi. E ancora i trasferimenti a Bari Scalo, quando poi ci sono i posti per due neoassunti, guarda caso ‘riservisti’ Tempor. Colgo l’occasione per quanti sono preoccupati, che non ho avuto un attacco di Alzheimer, tra la prova scritta e quella orale. Sarebbe interessante valutare attacchi particolari tra la prova e l’assegnazione dei voti”.

Chi scrive è convinto che “Le denunce vanno fatte con nomi, cognomi e fatti precisi. Chi ha conoscenza di irregolarità, si faccia avanti. In conclusione, giusto per una nota positiva, mi ritengo persona privilegiata, seppur giudicata ignorante, esclusa e non gradita pubblicamente, per aver almeno esercitato la funzione di musa ispiratrice per la posizione di Internal Audit, da me proposta nel 2015. Ribadisco che sono fiera, orgogliosa e soddisfatta di aver brillantemente partecipato con merito e superato un concorso, per la mia dignità personale e professionale. Per gli esiti pubblicati, si vedrà. Almeno una cosa in comune con l’azienda mi pare di averla: la scelta degli stessi avvocati. Eviteremo le presentazioni, anche se rimane un bel conflitto di interessi. Si può e si deve avere il coraggio di uscire dall’ombra per essere visibili, anche quando ormai si viene volutamente ignorati da molto tempo. Bisogna, poi, sempre avere fiducia nella giustizia, nell’affermare le proprie ragioni. Sarebbe stato meglio potersi fidare dei miei capi, ma tant’è. Auguro buon lavoro e buon ‘problem solving’, ora sapete a chi rivolgervi come responsabile del personale.