I conti tornano, ma da una parte sola. Il liquidatore della Croce Rossa Italiana, che risponde al nome di Francesco Rocca, due numeri in colonna li sa mettere. In attesa di ben 85 milioni di di euro, avete capito bene, proprio ottantacinque milioni, la dotazione che il ministero delle Finanze cederà all’Ente Strumentale della Croce Rossa Italiana per saldare le giuste pretese dei lavoratori dipendenti passati ed attuali, si prepara con grande lena a chiedere uno sconto, proprio ai licenziati, passati e futuri.

Di cosa si tratta? La somma di 85 milioni di euro corrisponde al conteggio di quanto vantato dai dipendenti Cri in servizio o già licenziati, a titolo di adeguamento retributivo, retribuzioni non pagate e trattamento di fine rapporto. Tutto è stato sacramentato dai conteggi effettuati ed in alcuni casi da sentenze della Magistratura, già diventate esecutive e non più impugnabili.

Approfittando del fatto che lo stato di liquidazione coatta amministrativa rende improponibili le esecuzioni forzate nei confronti della Croce Rossa Italiana, Rocca e il suo segretario generale, Flavio Ronzi, stanno tentando di convincere le Organizzazioni Sindacali e quindi i lavoratori, che l’unico modo per prendere tutti i soldi, e prenderli subito, è quello di transigere, rinunciando ai diritti derivanti dalle posizioni individuali e dalle sentenze nel tempo acquisite e contemporaneamente rinunciando anche e soprattutto ai denari in gioco, con riduzioni sul dovuto che possono arrivare anche al 70%.

Dove finiranno i soldi risparmiati? Sicuramente non torneranno al MEF perché questi denari, freschi ed impignorabili, servono alla famosissima coppia per far decollare l’asfittico carrozzone della nuova Croce Rossa Italiana, nata da poco ma già carica di debiti, a cominciare dalle spese necessarie per far funzionare il segretariato generale ed i suoi supermanager, uffici compresi. E poi la ragione è un’altra e ben più sottile. Come abbiamo sempre detto e scritto, senza che nessuno facesse una mossa per metter fine a questo scempio, il delegato rappresentante e garante del Ministero della Salute è l’incompatibile presidente della Cri del Lazio, Adriano De Nardis.

Riuscirà, lui da solo, a garantire il Governo e quindi tutti i cittadini italiani, raccontandoci della bontà di questa nuovissima operazione di ingegneria finanziaria? Noi non ci crediamo e non ci credono ormai nemmeno migliaia di volontari, gli stessi che hanno atteso a lungo le dimissioni del dirigente nazionale più invisibile d’Italia e che con la stessa pazienza attendono adesso che agli amici, ai conoscenti, ai colleghi che hanno lavorato nelle peggiori condizioni spalla a spalla sia dato fino all’ultimo centesimo dei soldi a loro spettanti. Alla faccia della privatizzazione.