Animo generoso seppure irascibile, grandissimo battutista da social network, ma con la querela pronta nel cassetto, il presidente nazionale della Croce Rossa Italiana, Francesco Rocca, si appresta a salire sul palcoscenico della sua prima assemblea nazionale del secondo mandato presidenziale. Cos’è cambiato dal primo incarico elettivo? La sua poltrona è più pesante.

Oggi Rocca non è solo presidente dell’associazione di volontariato più grande d’Italia, ma regge anche le sorti dell’Ente strumentale, quello che ha ereditato le tradizioni e l’impegno di Dunant oltre ai conti sempre in rosso di un carrozzone devastato dalle ingerenze politiche. Un carrozzone che ora grava sulle spalle di tutti gli italiani, pronto a lamentarsi dei conti in disordine e dei soldi che non si trovano più. Peccato solo che Rocca ometta di  dire che gli ultimi nove anni li ha passati da uomo solo al comando.

Francesco Rocca passerà alla storia anche come il commissario liquidatore di quello che resta del sogno di Dunant e di centinaia di migliaia di italiani che in tre secoli di storia nazionale hanno servito il Paese sotto la bandiera bianca con la croce rossa, con o senza le stellette al collo. Oggi la situazione sta cambiando, ce ne accorgiamo dal mugugno dei volontari che finalmente si è fatto voce.

In assemblea sarà ritirato il punto dell’ordine del giorno che riguarda la discussione ed approvazione del bilancio preventivo 2016. Quale sia la ragione della retromarcia, qualunque sia la giustificaizone addotta, non ci interessa conoscerla, farà parte del novero delle più famose leggende di via Toscana. Rocca, chitarra al collo, sarà impegnato nel suo spettacolo.

Cerchiamo di andare al cuore delle cose, e proprio per parlare di cuore arriviamo ad immaginare che il nostro caro presidente si sia fatto due conti, che abbia recepito i segnali che giungono dalla periferia ai punti nevralgici dell’associazione. Per la prima volta dal 2008, Rocca rischia di andare sotto, di passare in minoranza, schiacciato dai presidenti dei Comitati, mai così arrabbiati e mai così impoveriti. In molti si stanno chiedendo il perché le scelte di politica associativa vengano gestite con questo dualismo solo apparente.

L’altro lato della medaglia, Flavio Ronzi, fattosi nominare segretario generale dell’associazione. Ronzi, pronto a raccontare a destra e mancina di quanto la sua nomina abbia fatto risparmiare soldi all’ente, ma non ci illumina sulle profonde ragioni del suo immenso pudore nel mostrare un contratto che, sottoscritto dall’associazione dei volontari, agli stessi volontari non può essere mostrato ed anzi taccia di lesa maestà chiunque osi chiedergli conto dei suoi guadagni.

Ricordate quando avevamo raccontato che aveva trovato, finalmente proprio lui che considera la disoccupazione intellettuale uno stigma, un lavoro come consulente nella sanità privata romana? Smentite a non finire, salvo riportare proprio l’incarico da noi testimoniato nel curriculum depositato presso gli advisor nominati e pagati proprio per scegliere l’unico candidato potabile. Questa Croce Rossa potrà mai guarire? Ha senso parcheggiare in un vicolo cieco l’associazione di volontariato più grande d’Italia in attesa che il suo padre e padrone trovi un posto a lui consono a Ginevra e che il suo badante cresca e riesca definitivamente a sdoganarsi?

I volontari che tutti i giorni, senza tregua, con le loro tute rosse aiutano concretamente chi ha bisogno, nelle più grandi accezioni possibili, meritano tutto questo disprezzo che voi continuate a chiamare privatizzazione? La nostra risposta è una sola: NO.