Dagli Area a Franco Battiato, passando per lo chansonnier franco-greco Georges Moustaki e il cantautore berbero Idir, i Radiodervish esplorano quattro loro autori di riferimento in «Cuore meridiano» (Cosmasola Edizioni Musicali), nuovo progetto discografico comprendente, inoltre, una rivisitazione in chiave più rock di «Giorni senza memoria», il brano inedito che aveva segnato l’incontro tra la formazione di Nabil Salameh e Michele Lobaccaro e Massimo Zamboni dei Cccp (poi Csi). Il disco verrà presentato in anteprima alla Libreria Zaum di Bari (in via Cardassi, 93) alle ore 20 di venerdì 21 giugno, in coincidenza con l’uscita sulle piattaforme digitali, mentre sarà acquistabile in formato cd dal 28 giugno e in vinile dal 28 luglio.

Gioiello musicale, «Cuore meridiano» comprende, dunque, quattro brani provenienti da autori mediterranei che hanno plasmato l’anima e la sensibilità della formazione pugliese e che per i Radiodervish rappresentano un messaggio necessario per la nostra epoca.
La reinterpretazione delle loro composizioni, attraverso gli arrangiamenti realizzati con
Alessandro Pipino e il contributo di Pippo D’Ambrosio, Andrea Senatore e Adolfo La Volpe, si
carica pertanto di nuovi significati rispetto ai tempi attuali, a cominciare dalla rivisitazione di «Luglio agosto settembre (nero)», un pezzo progressive dall’album manifesto degli Area «Arbeit Macht Frei» che, attraverso la voce di un palestinese («Canto la mia gente che non vuol morire»), si arricchisce di nuovi rimandi rispetto al genocidio in corso a Gaza. I Radiodervish affrontano un classico del rock progressivo trasformando la versione originale, caratterizzata da una potente carica ritmica e da una complessità musicale, in una composizione che mantiene la propria intensità emotiva attraverso un filtro altrettanto potente, capace di esaltare il carattere politico e di denuncia civile del brano, tanto da far dire a Patrizio Fariselli, fondatore degli Area, «finalmente ascolto una versione personale e coraggiosa del nostro pezzo».

Particolarmente emozionante risulta, inoltre, l’intervento del coro di voci bianche che
campeggia sul finale con la frase «Giocare col mondo facendolo a pezzi» ripetuta come una
filastrocca. Si ascolta anche un omaggio affettuoso a un classico della musica mediterranea nella cover di «Le temps de vivre» di Georges Moustaki, cantautore naturalizzato francese di origine italogreca-egiziana. I Radiodervish hanno conservato intatta l’essenza poetica e nostalgica della canzone originale, aggiungendo un tocco personale e facendo in modo che ogni nota risulti scelta con cura per trasmettere quel messaggio di libertà e invito a vivere il presente contenuti nei versi «Nous prendrons le temps de vivre /D’être libres, mon amour» (Ci prenderemo il tempo per vivere/per essere liberi, amore mio).

Con «La stagione dell’amore” arriva poi un gioioso e rispettoso tributo a Franco Battiato, da
sempre faro nella produzione dei Radiodervish e presente in altri momenti di questo minialbum con una serie di echi. La band mantiene l’essenza del brano originale che recita «gli orizzonti perduti non ritornano mai» e lo arricchisce con il proprio stile unico e distintivo facendo confluire l’elettronica di partenza, chiaro rimando agli orizzonti perduti degli anni Ottanta, in un finale in cui la sonorità dell’orchestra classica si prende la scena.

L’interpretazione di «Pourquoi cette pluie» del cantautore algerino Idir, esponente della cultura berbera della Cabilia, si propone, invece, come un’immersione profonda nelle sonorità mediterranee influenzate dalla world music. I Radiodervish catturano e rielaborano l’essenza che sprigiona il mix di folk algerino e chanson française di Idir, arricchendo il brano con un tocco particolare e un’intensa interpretazione vocale, tributo alla profondità lirica di un testo che esplora i temi della sofferenza e della speranza nel racconto del lungo e sanguinoso periodo della guerra civile algerina degli anni Novanta, che Idir esorcizza nei versi «Pourquoi cette pluie, pourquoi est-ce un message, est-ce un cri du ciel» («Perché questa pioggia, perché è un messaggio, è un grido dal cielo») con una metafora nella quale si possono vedere il pianto del cielo per la sofferenza causata dalla guerra ma anche un momento di purificazione collettiva.

Inedita, infine, risulta la presenza fisica del brano «Giorni senza memoria», in passato uscito soltanto sotto forma di videoclip e qui riarrangiato in chiave rock ancora una volta con le chitarre elettriche di Massimo Zamboni, sempre più in primo piano. La canzone, scritta da Michele Lobaccaro e Nabil Salameh in forma di ballata, trova spazio in questo progetto per il suo contenuto estremamente attuale e diventa un invito a riflettere sui genocidi e i crimini contro l’umanità rimasti a differenza della Shoa «senza memoria», dallo sterminio dei nativi americani all’olocausto degli armeni, dalle centinaia di migliaia di morti causati dalle bombe atomiche sganciate sul Giappone alla follia criminale dei Khmer rossi, per giungere all’apartheid israeliano contro il popolo palestinese.

«Ma oggi che i testimoni viventi di quel terribile genocidio perpetrato nel cuore dell’Europa
stanno scomparendo, e ci si pone il problema di come non dimenticare senza cadere nella
retorica – spiegano i Radiodervish – probabilmente la strada sarà proprio quella di allargare lo sguardo sul tema del male nella sua manifestazione multiforme, sempre presente e possibile, senza rischiare di cristallizzarlo e assolutizzarlo in un ben preciso evento, superando le visioni parziali e contribuendo alla costruzione attiva di una memoria viva e continuamente in dialogo con l’attualità, in un’ottica di speranza, come suggerisce il ritornello di “Giorni senza memoria” attraverso le parole “Per leggi incomprensibili dopo il buio sai nascerà una luce”».

«Cuore meridiano – raccontano ancora i Radiodervish – è un piccolo ma per noi
significativo progetto nel quale interpretiamo cover che testimoniano il continuo dialogo
che c’è sempre stato tra le sponde del Mediterraneo. A nostro avviso è importante
ricordarlo per farlo conoscere alle nuove generazioni, purtroppo figlie del clima
avvelenato che si è prodotto, simbolicamente, dopo l’11 settembre, da quando è stata
ufficializzata l’idea di un mondo destinato ad una inevitabile guerra di civiltà».
«Senza dover fare un salto indietro eccessivo nel tempo – proseguono i Radiodervish –
possiamo constatare come negli anni ‘60, ‘70 e ‘80 del secolo scorso, numerosi artisti si
siano mostrati sensibili alle sottili corrispondenze tra i popoli del Mediterraneo. Un’epoca
in cui il battito del “Cuore meridiano” era udibile, ma che, purtroppo, è stato
successivamente soffocato e annacquato in un innocuo folklore dall’egemonia culturale
del neoliberismo affermatosi dagli anni ’90 in poi. Pertanto, Battiato, gli Area, Mustaki e
Idir emergono come avanguardia significativa di un mondo musicale e intellettuale che
merita una riscoperta e all’interno del quale questi artisti, con la loro sensibilità, possono
continuare in tempi di conflitto a offrire un contributo conoscitivo ed emozionale di
inestimabile valore».