Nel bio di Big Charlie, tra i vari generi musicali, è indicato l’Hypnagogic Pop: cos’è?!
Stefano: “Quella è una definizione che ci hanno appioppato un blog italiano e uno americano, il genere degli Mgmt, gli Alt j o gli M83, in pratica è quella corrente che oggi si è evoluta nel pop alternativo sofisticato, con un certo ammiccamento alla radio, con i suoni di certo tipo, gli strumenti trattati, diciamo pop sperimentale anche se non è corretta come definizione”.
Matteo: “Chi scriveva la recensione di cui prima, faceva riferimento anche a qualcosa di sognante, ai ritornelli ipnotici…mi sa che andammo a vedere su wikipedia” scherzano.

Ha a che fare con la dimensione onirica quindi…
Stefano: “Sì infatti”.

Però non vi vedo convinti…
Stefano: “Più che altro non ci ritroviamo molto nella definizione, anche How I Miss You che hai sentito in anteprima e che sarà contenuto nel nuovo album, sia il disco precedente, in realtà fanno parte di un processo continuo di sperimentazione, siamo in continua evoluzione”.

Sulla homepage del vostro sito campeggia una gigantografia in cui però le vostre teste sono tagliate. Perché?
Matteo: “Quando uscimmo col disco, nei live ci presentavamo con delle maschere da coniglio. Volevamo dare meno importanza al fattore visivo, estetico diciamo, quanto piuttosto privilegiare l’ascolto. Era un modo per dire non mi importa che tu mi riconosca, mi importa che ti piaccia la mia musica”.

Il brano “The sun” è diventato sigla di chiusura della trasmissione  Demo di Radio 2. Intanto come è stato raggiunto questo bel risultato?
Stefano: “Lasciammo il nostro primo ep allo stand di Radio Rai al Mei nel 2010 e fummo chiamati dopo un anno e mezzo, quando era appena uscito l’album nuovo, tanto che proponemmo di ascoltare i pezzi nuovi. Per ora questi, ci dissero, poi vediamo. Per cui andammo a Roma per essere intervistati, e a quel punto lasciammo il disco nuovo, poi attraverso facebook fummo avvisati della bella notizia”.

Ha influito in qualche modo sul proseguimento della carriera?
Matteo: “Sicuramente attraverso facebook sono arrivati molti like in più…”
Stefano: “La verità è che nel frattempo avevamo fatto molti concerti ed eravamo concentrati sulla lavorazione del nuovo album, per cui non abbiamo spinto questa cosa più di tanto…”
Ancora Matteo:  “…diciamo che tutte le cose successe con Demo Rai sono capitate nei momenti non giusti, fuori sincro – ride – però è stata anche una vittoria per noi, perché non ci aspettavamo di diventare la sigla di un programma della Rai”.

La radio è ancora uno strumento di promozione e diffusione della musica oppure è morta come sostiene qualcuno?
Stefano: “Forse per quanto riguarda quelle radio che si evolvono, prendo ad esempio Radio Rai che ha rinnovato tutto il palinsesto e anche la musica, tant’è vero che non passano gli artisti che senti sulle radio affiliate al music control però le ascolti su Radio2. Addirittura trasmettono concerti interi il sabato sera, puoi sentire i Massive Attack piuttosto che il Primavera Sound in diretta o i live dal Circolo degli Artisti. Quelle radio che si evolvono sopravvivono, le altre che si limitano ad un copia&incolla sono morte”.

La formazione è ufficialmente formata da due elementi, per i live però vi avvalete di Alessio Virno, come mai?
Matteo: “In realtà Alessio, ma anche Agostino Scaranello, sono coinvolti nel lavoro di studio, per quanto non lo sono per la scrittura delle parti. Quando registriamo, abbiamo l’esigenza di creare il giro di basso, ovviamente suonato nel peggior modo possibile per quanto ci riguarda, né io né Stefano siamo bassisti – sorride – per cui affidiamo a loro l’esecuzione che avviene in maniera fedele rispetto a ciò che vogliamo. In effetti sembra un allargamento, ma all’atto pratico non lo è”.

L’ultima volta che avete suonato a Bari è stato a novembre 2011, eppure  in giro avete tenuto altri concerti. Come mai così tanto lontani dal pubblico barese?
Stefano: “Per quanto ci riguarda cerchiamo di conoscere un pubblico sempre diverso. Bari ci segue, sa quello che facciamo, e poi crediamo che suonare ripetutamente nello stesso posto porti anche un po’ alla perdita del proprio pubblico, se non hai qualcosa di nuovo da dire dopo un po’ la gente si annoia. La data a cui hai fatto riferimento era la prima di quello spettacolo, dopo abbiamo suonato in altre città. Ora ci ritroviamo nuovamente a Bari perché abbiamo delle novità da far ascoltare”.

L’estate scorsa avreste dovuto suonare in piazza Mercantile insieme ad altre band in un concerto prima annullato per questioni di ordine pubblico e poi spostato di location. Problemi di convivenza sociale o Bari ha forse un rapporto conflittuale con la musica dal vivo?
La risposta è lunga e articolata, segno che il tema evidentemente è molto sentito.
Matteo: “Il rapporto è conflittuale, proprio questi giorni un gruppo di musicisti ha rischiato la multa e il sequestro degli strumenti mentre suonava in via Sparano, sono dovuti intervenire i passanti per fermare le pattuglie della Polizia Municipale (l’episodio ha provocato numerose polemiche e l’organizzazione di un evento per protesta, ndr). Parlando a carattere generale, credo che il pubblico di Bari non sia amante della musica. Tranne per un gruppo ristretto di persone, credo che non sia vista come un diversivo per trascorre una piacevole serata. Episodi simili, o quello cui ti riferivi e in cui poi decidemmo di non suonare più, ti lasciano un po’ di amarezza. Ricollegandomi al discorso dei concerti, tutto questo ti porta a vedere cosa succede altrove, perché sembra che qui ci sia qualcosa che non va. Credo che nei confronti della musica, la reazione del pubblico barese sia poco aperta…”
Stefano: “Forse perché più legata a chi organizza l’evento che all’evento stesso. Ci sono delle organizzazioni che allestiscono un certo tipo di appuntamento e la gente va perché ci trova quelle persone, non per ascoltare la musica, anche perché a Bari tolti Time Zone, L’Acqua in Testa o il Medimex, non ci sono molte occasioni per ascoltare grandi artisti. Dieci anni fa avevi l’occasione di incontrare per strada quel grande artista magari semisconosciuto in Italia, ma che all’estero stava esplodendo, oggi non è più così, a Bari arrivano sempre un paio d’anni dopo. Secondo me in altre province pugliesi questa cosa non succede. Bari è più legata alla politica dell’evento, cioè la gente si muove, va in certi locali perché ci trova quelle persone, perché è organizzato da quella organizzazione e via dicendo”.

Eppure a Bari si suona molto, quasi tutti i locali organizzano concerti, dal più piccolo evento a quello più importante…
Matteo: “Probabilmente la gente non spende quei 5 o 10 euro per ascoltare un artista sconosciuto che suona in un locale. Se viene il cantate X qualsiasi si muove in massa, se a Time Zone si esibisce un grandissimo che da noi è poco noto, la massa non si muove, ci vanno in pochi”.

Insomma Bari è una piazza difficile da questo punto di vista…
Stefano: “A Bari ci si muove se in quel posto c’è la gente giusta, se conosci qualcuno dell’organizzazione, se ci vanno le persone che conosci, non si paga tanto e magari qualcuno ha il pass per bere”.

La fiche per il cocktail è fondamentale. Il 9 febbraio suonerete all’Helix presentando in anteprima i brani che compongono il prossimo album, a che punto siete con la produzione?
Stefano: “Siamo a circa tre quarti della pre-produzione, sette brani sono già finiti, altri dieci sono a livello di idee, da cui poi tireremo fuori una short list che farà parte dell’album. Per aprile/maggio uscirà il singolo nuovo”.

Le nostre fonti dicono che anche lo spettacolo presenterà dei cambiamenti rispetto alla passato, possiamo dare qualche anticipazione o rimandiamo tutto al concerto?
Matteo: “Ci saranno dei mangiafuoco” scherza, o almeno lo speriamo.
Stefano: “C’è molta più grinta nel nuovo live, abbiamo fatto sentire il vecchio repertorio arrangiato nella nuova veste con cui ci presenteremo, e qualcuno ha azzardato a definire un’anima metal, anche se in realtà non lo è…”

Dal brano che ci avete fatto sentire in anteprima non si direbbe infatti…
Matteo: “Siamo stati molto delicati – ride – di certo abbiamo sempre mantenuto le nostre sonorità, con l’uso dei campioni, dell’elettronica, poi vedrete Stefano cosa sa fare con la batteria, anche se lui ha provato a divincolarsi ma non c’è riuscito”.

I Big Charlie su facebook

Line up
Matteo De Ruggieri
Stefano Milella