Dopo venti giorni di sequestro amministrativo nel porto di Bari, la nave umanitaria Ocean Viking, gestita dall’organizzazione non governativa francese SOS Mediterranee, è finalmente stata rilasciata e si prepara a tornare in mare. Il termine del fermo è stato annunciato da un membro dell’equipaggio attraverso il social media Twitter.

La vicenda è stata innescata dall’arrivo della nave nello scalo pugliese il 31 dicembre, dopo aver effettuato tre operazioni di salvataggio nel Mar Mediterraneo nei giorni precedenti. La Ocean Viking aveva recuperato un totale di 244 migranti a bordo di altrettanti barconi, delineando un quadro drammatico delle continue emergenze nel Mediterraneo legate alla migrazione.

Il membro dell’equipaggio, nel suo annuncio su Twitter, ha attribuito la detenzione prolungata della nave a quanto definito come il “decreto Piantedosi”, una legge italiana adottata un anno fa. Secondo il narratore, questa legislazione avrebbe portato a ben due fermi della nave in soli due mesi e la sistematica assegnazione a porti lontani durante il 2023.

Nel corso di un video, il membro dell’equipaggio ha delineato le conseguenze disastrose del decreto, sottolineando che la Ocean Viking ha navigato per ben 67 giorni da e verso porti remoti, generando costi aggiuntivi di oltre 650.000 euro per il carburante. Inoltre, ha posto l’accento sul fatto che il 2023 è stato il più mortale nel Mediterraneo dal 2017, con almeno 3.041 persone che hanno perso la vita secondo l’OIM (Organizzazioni Internazionali per le Migrazioni).

La nave è stata, apparentemente, sequestrata per aver effettuato una deviazione dalla rotta verso Bari, anche se l’organizzazione ha sottolineato che questa deviazione non ha causato ritardi significativi e che i soccorsi sono stati effettuati sotto il coordinamento delle autorità marittime.

Alla luce di questi eventi, l’equipaggio ha lanciato un appello urgente per una risposta umanitaria alla crescente emergenza al confine meridionale dell’Europa, mettendo in risalto la necessità di affrontare in modo più efficace la crisi migratoria nel Mediterraneo e di rivedere le leggi che impediscono alle navi umanitarie di svolgere il loro importante lavoro di soccorso.