È la triste storia di Salvatore Antonio Monda, ispettore capo della Polizia Penitenziaria deceduto nel luglio 2011 a soli 43 anni per un tumore ai polmoni. La malattia deriverebbe dal fumo passivo, inalato dall’agente per oltre vent’anni nelle diverse carceri italiane dove ha prestato servizio. L’uomo, originario di Veglie, in provincia di Lecce, non avrebbe mai fumato ma avrebbe aspirato quotidianamente per oltre 6 ore al giorno il fumo delle sigarette dei detenuti.

Il risarcimento

La vicenda scatenò le polemiche di tutt’Italia e solo oggi “parte di giustizia” sarebbe stata ristabilita: la sentenza del Tribunale di Lecce ha riconosciuto la responsabilità del ministero della Giustizia nel non aver evitato il rischio di tumore ai polmoni per l’ispettore capo della Polizia Penitenziaria. Secondo quanto riferisce il Sappe, Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, sarebbe finalmente arrivato il risarcimento del danno subito per la perdita di Salvatore. A più di dieci anni di distanza, con una sentenza storica e senza precedenti, il Tribunale di Lecce ha riconosciuto le ragioni della vedova Manda condannando il Ministero della Giustizia ad un risarcimento di un milione di euro.