Il piccolo Lorenzo di 5 anni, residente a Oria, nel Brindisino, aveva la febbre a 40, eritemi sul palmo delle mani e sulla punta dei piedi, la gola in fiamme e tanti altri sintomi sospetti, eppure all’ospedale Perrino sembrerebbe abbiano sottovalutato la cosa, non disponendo adeguati esami cardiologici e reumatologici che avrebbero fatto emergere la malattia di Kawasaki. I medici del nosocomio di Brindisi avrebbero dimesso il bambino con una diagnosi di infezione da adenovirus, nonostante i genitori durante il ricovero avessero già segnalato che il loro primo figlio aveva accusato gli stessi sintomi, per cui era stata provata la sindrome di Kawasaki proprio al Perrino.

“Nonostante avessimo manifestato più volte i nostri sospetti – si legge nella denuncia querela presentata dall’avvocato della famiglia e riportata su La Repubblica di Bari – l’ipotesi della sindrome Kawasaki non è mai stata presa in seria considerazione dai medici i quali ritenevano il nostro timore il frutto del trauma subito con il primo figlio e dell’ansia di rivivere quella stessa terribile esperienza”.

Questo ritardo nella diagnosi avrebbe causato una dilatazione coronarica, scoperta all’ospedale pediatrico di Bari Giovanni XIII, a distanza di tre settimane, dopo i primi malesseri, il ricovero nella struttura sanitaria brindisina, le conseguenti dimissioni e il peggioramento del piccolo sottoposto solo a terapia antibiotica.

Nel nosocomio barese i sanitari hanno sottoposto il bambino alla somministrazione di immunoglobuline e una terapia antiaggregante, e il 7 aprile il piccolo paziente è stato dimesso con la diagnosi di “malattia Kawasaki atipica con ectasia coronarica”.

I genitori di Lorenzo però vogliono vederci chiaro e capire come mai il personale sanitario del Perrino non sia stato in grado di individuare la malattia prontamente, finendo per causare altri danni al piccolo. Sul caso, a seguito di una denuncia querela presentata ai Carabinieri, è stata aperta un’inchiesta.