accusa

“Infedele e omessa presentazione delle dichiarazioni, per gli anni dal 2016 al 2019”. Questo quanto emerso della complessa attività investigativa coordinata dalla Procura di Bari e svolta dalle Fiamme Gialle, con la finalità ricostruire il profilo di pericolosità sociale e all’individuazione degli “asset” patrimoniali dell’ex avvocato Giancarlo Chiariello.

In precedenza all’uomo, nell’ambito di un distinto procedimento penale per l’ipotesi di dichiarazione infedele, tra il 2014 e il 2020, fu disposto un sequestro preventivo di beni per oltre 2,9 milioni di euro disposto sempre dal Tribunale di Bari, salvo poi la verifica contraddittoria della difesa.

Secondo la complessa attività investigativa della Guardia di Finanza, l’allora avvocato, per le annualità dal 2000 al 2020, avrebbe evaso l’imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) per un importo totale di oltre 4,1 milioni di euro e l’imposta sul valore aggiunto (IVA) per un importo complessivo di oltre 2,1 milioni di euro, richiedendo ai propri clienti pagamenti dei compensi professionali in contanti senza dichiararli al Fisco.

L’avvocato nel barese era stato indagato per varie ipotesi di corruzione in atti giudiziari. In tale occasione il professionista si sarebbe attribuito la paternità della somma di euro 1.115.220,00 in contanti, rinvenuta poi dai militari presso l’abitazione del figlio, dichiarando che si trattava dei “risparmi di vent’anni” derivanti da pagamenti dei clienti.