“Ero con la mia compagna per una sua visita presso il reparto di oculistica, chiunque entrava indisturbato e accompagnava i propri cari. Ma quando io, ragazzo trans che ha appena intrapreso un percorso di affermazione di genere, ho chiesto di entrare con la mia compagna, l’accesso mi è stato impedito da un addetto alla sicurezza“. Inizia così il lungo post di denuncia pubblicato sulla pagina Facebook Bari Pride, in cui viene raccontato un grave episodio di discriminazione che si sarebbe consumato al Policlinico di Bari.

“Inizialmente ha addotto l’assenza della mascherina come motivazione ma, quando ne ho recuperata una, quella motivazione si è rivelata una scusa: arbitrariamente mi ha comunque negato l’ingresso – ha spiegato il ragazzo transessuale all’organizzazione -. Ho più volte ribadito che si trattava della mia compagna e che chiunque altro stava facendo quello che lui impediva a noi di fare, e cioè di entrare insieme, ma non è valso a nulla. Continuava a chiamarci amiche, ‘la tua amica’, nonostante le mie puntualizzazioni circa il nostro rapporto, alle quali restava completamente sordo”.

Bari Pride, da sempre realtà vicinissima ai diritti e le libertà Lgbtqia+, ha espresso solidarietà a questa coppia, cogliendo l’occasione per “interrogare la Regione Puglia circa la necessità di un percorso di formazione che coinvolga tutto il personale (non solo sanitario) che lavora presso gli istituti ospedalieri”. “Qualsiasi ragione di carattere sanitario dev’essere esplicitata (non ci sembra che l’ingresso al reparto di oculistica debba essere contingentato per motivi particolari), qualsiasi criterio di scelta circa gli accompagnatori dev’essere chiaro e non discrezionalmente stabilito di volta in volta dagli addetti alla sicurezza – prosegue il post -. Quanto accaduto racconta molto bene le discriminazioni alle quali siamo espostə come persone Lgbtqia+ rispetto al riconoscimento pubblico delle formazioni sociali di cui facciamo parte. E che questo accada nella data simbolo delle lotte di liberazione queer è un segnale molto forte circa l’inadeguatezza, ancora oggi, di molte infrastrutture sociali alle nostre esistenze”.