Nella serata di ieri, 9 maggio, un militare della Guardia Nazionale ha aperto il fuoco nella sinagoga di Ghriba, sull’isola di Djerba, in Tunisia, mentre era in corso il tradizionale pellegrinaggio annuale, causando 6 morti, tra cui lo stesso guardiacoste, e almeno 10 feriti. Fra i deceduti vi sono altre 3 guardie della sicurezza e 2 visitatori. Le due vittime civili sono una di nazionalità tunisina di 30 anni e l’altra di nazionalità francese di 42 anni. Lo ha reso noto il ministero degli Interni tunisino. Stando alle prime ricostruzioni il killer sarebbe stato subito identificato dalle Forze dell’Ordine e poi neutralizzato. Il movente dell’attacco non è ancora stato chiarito, ma il fatto che il militare si sia rivolto contro i fedeli ebrei nella propria comunità ha scosso il mondo intero e suscitato un’ondata di preoccupazione per la sicurezza delle comunità ebraiche in tutto il mondo. Il presidente tunisino Kais Saied ha definito l’episodio “un atto criminale che mina alla sicurezza e alla stabilità del Paese”.

Già nel 2002, un camion esplosivo uccise circa 20 persone all’ingresso della Sinagoga durante l’annuale pellegrinaggio ebraico. Al-Qaeda rivendicò la responsabilità di quell’attacco, le cui vittime includevano turisti tedeschi e francesi oltre a tunisini.
Nel 2015, invece, un attacco in Tunisia nella località mediterranea di Sousse ha ucciso 38 persone, per lo più turisti britannici. Il gruppo dello Stato islamico ha rivendicato quell’attacco, insieme agli attacchi di quell’anno al famoso Museo del Bardo nella capitale Tunisi e a un autobus che trasportava guardie presidenziali.

Comunità ebraica in Tunisia

In Tunisia, la comunità ebraica conta attualmente circa 1.500 membri, contro i circa 100mila presenti nel Paese negli anni ’60. La maggior parte della comunità vive a Tunisi, dove ci sono diverse sinagoghe ebraiche.

L’attacco alla sinagoga di Ghriba è l’ultimo di una serie di episodi di violenza contro i fedeli ebrei. Negli ultimi anni ci sono stati diversi attentati terroristici nei confronti di questa comunità, tra cui l’attacco alla sinagoga di Pittsburgh nel 2018 e la sparatoria alla sinagoga di Poway in California nel 2019.

L’attacco a Ghriba ha rinnovato l’importanza della sicurezza delle comunità ebraiche in tutto il mondo e ha sollecitato le autorità internazionali a prendere misure per proteggere le minoranze religiose. È essenziale che le autorità internazionali continuino ad assumere misure per garantire la sicurezza delle minoranze religiose e per prevenire futuri episodi di violenza.

Tunisia ieri e oggi

La Tunisia, un tempo meta turistica apprezzata e luogo di nascita delle rivolte a favore della democrazia della Primavera Araba, è caduta in una crisi politica ed economica. Djerba, una pittoresca isola al largo della costa meridionale della Tunisia, ospita la principale comunità ebraica del paese nordafricano.

Ghayda Thabet, membro dell’Associazione tunisina per il sostegno alle minoranze, era alla sinagoga di Ghriba e ha chiesto aiuto su Facebook. “Stanno sparando con munizioni vere. Aiutaci“, ha dichiarato in un post. I video che circolano online mostrano visitatori in preda al panico che corrono mentre risuonano colpi di arma da fuoco.

I residenti dell’isola hanno detto di aver sentito uno scontro a fuoco. Le autorità non hanno identificato un motivo per l’attacco, ma i militanti islamisti hanno già preso di mira il pellegrinaggio a Djerba e hanno organizzato altri attacchi nel Paese.

Secondo gli organizzatori, più di 5mila fedeli ebrei, per lo più provenienti dall’estero, hanno partecipato quest’anno al pellegrinaggio a Ghriba, ripreso nel 2022 dopo due anni di sospensione a causa della pandemia. L’ultimo attacco significativo della Tunisia è stato un’esplosione contro la polizia fuori dall’ambasciata degli Stati Uniti nel 2020 che ha ucciso un ufficiale. Due attentati suicidi hanno preso di mira la polizia fuori dall’ambasciata francese nel 2019, uccidendo anche un agente.

L’ambasciatore degli Stati Uniti Joey Hood ha visitato la sinagoga lunedì insieme all’inviato degli Stati Uniti per il monitoraggio e la lotta all’antisemitismo, Deborah Lipstadt, secondo un post dell’ambasciata degli Stati Uniti su Twitter.