Una macchina umana di solidarietà

Cose pratiche.
Del prosciutto crudo. Il cartoccio del latte cominciato, qualche vasetto di marmellata: è tutto quello che si è recuperato dal frigorifero crollato su sé stesso. Per qualche caso, tenuto in bilico dallo spigolo del tavolo. Sul pavimento è un disastro di acqua, fango e chi sa cosa, eppure l’anta si apre ancora e si salva quel che si può.

Prosciutto, latte, marmellata, risponde una ragazza al nonno che le chiede cosa è rimasto in frigo: cose pratiche. Quasi fa sorridere visto che, se ci si guarda intorno, la casa ha a malapena la forma di una casa. C’è fango dappertutto e ogni angolo è lo scenario di un film distopico ambientato in un campo profughi alla fine del mondo. Ma quale film distopico, quale campo profughi? Siamo a Forlì, due giorni dopo l’alluvione che ha devastato l’Emilia Romagna.

La Romagna adesso è sulla bocca di tutti, Forlì non ne parliamo. Ai Musei San Domenico è allestita una grande mostra sull’Arte della Moda e speravamo che della nostra città si parlasse per questo, non per la catastrofe che ha devastato i quartieri Romiti, Cava, San Benedetto e portato danni incalcolabili in tante altre zone della città.

Cose pratiche. Quando la ragazza del frigo crollato a metà è rientrata in casa, nel suo appartamento al piano terra, dopo essersi rifugiata di sopra per una giornata e mezzo, la prima cosa che ha visto è stata la sua pianta. Era stata l’unica a sopravvivere all’inverno, poverina, e ora è lì a galleggiare insieme al divano, ai libri, alla play. Tutte cose estremamente pratiche.

 

Martedì sera è andata così: dopo una giornata di pioggia ininterrotta, l’acqua inizia a penetrare dalla fessura sotto la porta. Sono le otto. Si insinua timidamente, tant’è che non ci si preoccupa se non di dover asciugare le mattonelle verso l’ingresso. Si insinua timidamente, ma ecco che procede oltre le prime piastrelle. Che si fa? Si corre dai vicini di sopra? Ma no, si può aspettare, aspettiamo che si fermi.

Non si ferma.
Che la situazione sarebbe potuta degenerare si sapeva, ma chi si aspettava che sarebbe accaduto così in fretta? Molti di coloro che hanno vissuto in prima persona quella notte drammatica, tra il 16 e il 17 maggio, raccontano che l’istinto è stato quello di raccogliere gli oggetti, svuotare le cantine perché, anche se lo sai che la situazione è grave, non puoi immaginare che stai per rimanere intrappolato in casa tua.

Nell’appartamento della ragazza al pian terreno, l’acqua sale. In pochi minuti il soggiorno è allagato e le porte bloccate. Dalla finestra sul retro, che si affaccia su un tratto di prato fra la strada e la ferrovia, c’è un fiume in piena, una corrente che porta via. Dieci minuti dopo, l’acqua in casa arriva a un metro. Non c’è luce. Non vanno i telefoni.

Lei e il fidanzato riescono a salire al piano superiore, dove abitano i suoi genitori, e insieme a loro arriva anche il nonno, dall’appartamento affianco. Nella tragedia, hanno quasi avuto fortuna, se di fortuna si può parlare con l’acqua al busto.

C’è ben poco da dire. Una regione al buio, fuori solo il rumore dell’acqua, le voci di chi chiede aiuto, le sirene e gli elicotteri. È andata così. La ragazza e la sua famiglia – e come loro mezza Romagna – fanno finta di andare a dormire, ma non è possibile riposarsi in quella situazione, le cose a cui pensare sono troppe e troppo grandi.

E allora che fare?
Naturalmente, a molti aspetti hanno pensato i soccorsi, la Croce Rossa, l’Esercito, la Protezione Civile e tutte le altre risorse che stanno ancora lavorando incessantemente per contenere il disastro e salvare vite.

Ma poi, dal giorno dopo, la Romagna sa perfettamente come agire: si rimbocca le maniche e ricomincia dalle cose pratiche, che proprio perché pratiche sono tutt’altro che banali; sono quelle che fanno dire “tin bota“, “tieni botta”, resisti. Dalla marmellata in frigorifero, alle pale per rimuovere il fango, a una connessione internet per chiamare chi è lontano, agli amici che danno una mano a chi ne ha bisogno e anche agli sconosciuti. È incredibile come dalla tragedia si attivi una macchina umana di solidarietà e aiuto reciproco che -sebbene la situazione rimanga critica – forse, in certi momenti, sia in grado di alleggerire queste giornate.

In più, come è noto, Proloco, Comuni ed Enti del territorio stanno organizzando donazioni e iniziative per raccogliere fondi e beni di prima necessità, sia nelle città che nei paesi dell’Appennino, che rappresentano ancora le aree più a rischio e isolate. Speriamo che possano ripartire al più presto, iniziando proprio da quelle cose pratiche che non sempre sono accessibili.

Per contribuire o ricevere informazioni:
https://www.comune.forli.fc.it/servizi/notizie/notizie_homepage.aspx
Home – Comune di Cesena
https://www.comune.faenza.ra.it/
https://www.comune.ra.it/