Due pazienti ricoverati al Policlinico di Bari tra il 2018 e il 2020, i cui casi sono finiti al centro di un’inchiesta della Procura, sarebbero morti per legionella. Per altri due, invece, è probabile il nesso tra la morte e l’infezione. “In quanto all’origine dell’infezione, tutti i casi appaiono epidemiologicamente associati all’assistenza sanitaria ma in nessuno dei quattro c’è l’identificazione tra il genotipo di legionella riscontrata sui pazienti e quello trovato nell’ambiente ospedaliero”, scrivono i periti del giudice.

Quella firmata dagli specialisti incaricati dal giudice è una perizia medico-legale che aprirà una battaglia durissima. Una guerra tra Procura e avvocati che avrà inizio oggi stesso, nell’ambito dell’incidente probatorio disposto dalla giudice Luigia Lambriola. È stata lei a sostituire il collega Giuseppe De Benedictis, arrestato nell’aprile 2021, nella gestione di una delicatissima vicenda che nel novembre 2020 portò al sequestro dei padiglioni Chini e Asclepios del Policlinico e all’interdizione del direttore, Giovanni Migliore, dell’allora direttrice sanitaria, Matilde Carlucci, e del direttore dell’Area tecnica, Claudio Forte. Tra gli indagati figurano anche l’ex direttrice amministrativa, Tiziana Dimatteo, e il vicedirettore sanitario, Giuseppe Calabrese.

Le ipotesi contestate dalla pm Grazia Errede e dal procuratore aggiunto Alessio Coccioli, al termine delle indagini dei carabinieri del NAS relative al decesso di quattro pazienti che si ipotizzava avessero contratto la legionella in ospedale, sono omissione d’atti d’ufficio e morte come conseguenza di altro reato. I loro casi sono stati analizzati uno a uno dal pool di periti nominati dalla giudice. A partire da Gennaro Del Giudice, la cui morte è avvenuta nel luglio 2018, Domenico Martiradonna, maggio 2019, Francesca Nuzzolese, novembre 2019, e Vincenzo Ficco, agosto 2020. “Tutti erano immunodepressi per le patologie di cui soffrivano e i farmaci assunti”, spiegano gli specialisti. “E tutti erano stati ricoverati in più di un reparto, transitando a volte anche dal Pronto Soccorso”.