Concorso in bancarotta fraudolenta aggravata è l’accusa formalizzata dalla Procura di Bari nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari notificato ieri, 10 maggio, ai presunti responsabili del fallimento della società Edisud, ex editrice della Gazzetta del Mezzogiorno. Gli indagati sono: Mario Ciancio Sanfilippo, 90 anni, ex editore siciliano della Gazzetta (oggi edita dalla società Editrice del Mezzogiorno srl); il figlio Domenico Natale Enzo Ciancio Sanfilippo, 48 anni; Franco Capparelli, 79 anni, uomo di fiducia di Mario Ciancio Sanfilippo e amministratore di fatto della Edisud. L’ex casa editrice della storica testata pugliese è stata dichiarata fallita dal Tribunale civile di Bari con sentenza del 15 giugno 2020. Stando all’accusa, i tre indagati avrebbero compiuto “atti di dissipazione e/o depauperamento consistiti in rimborsi spese e spese di rappresentanza prive di giustificazione economica, negli anni dal 2016 al 2018, per complessivi 192.489 mila euro. Inoltre, avrebbero causato “per effetto di operazioni dolose il fallimento della società Edisud spa”.

“Parole ingiuste. Per il mantenimento dei valori attivi, tangibili e intangibili, nonché per la salvaguardia della forza lavoro impiegata nella conduzione dello storico quotidiano, sono intervenuto con il mio patrimonio personale versando, dal 1996 ad oggi, più di 30 milioni di euro”, ha replicato Mario Ciancio Sanfilippo commentando l’avviso di conclusione delle indagini. “Quando nel 2020 mi sono reso conto che la crisi del settore era diventata per me insostenibile – aggiunge Ciancio Sanfilippo – le mie partecipazioni in Edisud e Mediterranea sono state messe gratuitamente e ufficialmente a disposizione di chiunque volesse rilevarle, purché con intenti e impegni seri che rispettassero la testata ed i suoi lavoratori. Dimostrerò che ho sempre sostenuto la Gazzetta del Mezzogiorno con convinzione, garantendo autonomia e indipendenza a tutti i giornalisti che vi hanno lavorato, mai facendo mancare ogni concreto sostegno, almeno fino a quando le mie finanze lo hanno consentito, per far sì che potessero esprimersi in piena libertà”.